Non voglio fare il disfattista ma solo analizzare una cosa interessante: avrete notato che in questi giorni c’è poca vita sui social, poco fermento. Se si, vi siete chiesti come mai?
Perché sono ancora tutti in ferie, direte voi, ma io non credo: ormai siamo tornati dalle vacanze et abbiamo uno smartphone in mano et un computer nell’altra.
Ma allora come mai? Eppure sembra che ci sia poca gente…e io credo sia esattamente così, c’è poca gente.
Bene, ma le vostre chat di WhatsApp sono silenziose? O almeno lo sono particolarmente o più del solito? No, sono certo di no. Quindi questo vuol dire solo una cosa, ovvero che le persone ci sono ma usano meno i social che noi consideriamo “tradizionali”.
Ok, ma perché? Perché abbiamo smesso di comunicare? No, semplicemente lo facciamo in altro modo, da un certo punto di vista più naturale e consono alle nostre abitudini, lo facciamo in luoghi che consideriamo privati.
Invece di sbraitare su Facebook in pubblico, condividiamo sul “Web privato” come in un gruppo di Facebook per esempio
oppure su un gruppo di amici WhatsApp in modo che la modalità sia simile alla vita reale: quando parliamo delle mie cose fuori dai social lo facciamo in palestra, al lavoro, in ufficio o in casa ma sempre in ambiti relativamente privati e conoscendo le persone con cui lo facciamo.
È rassicurante e impedisce a quei coglioni degli hater di attaccarci o impedisce ai fenomeni dei social (quelli che hanno fatto tutto prima di te o meglio di te) di venire ad ammorbarti.
Forse è arrivato il momento del sorpasso: utilizzeremo sempre di più sistemi di gruppo, ma in ogni caso privati, per comunicare e condividere?
Forse è il caso, nel prossimo futuro, di fare molta attenzione alle “community chiuse” perché saranno numericamente meno importanti di quello che vorremmo ma molto più coese di quanto possiamo immaginare.