La frase che leggete nel titolo è, scusate la ripetizione, il titolo di un post che ho trovato grazie all’aiuto del fedele amico D0k che mi ha indicato un interessante articolo, lungimirante e provocatorio del quale riporto un passaggio:
“Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. (…) Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.”
Il punto di vista, per quanto possa essere discutibile, è sicuramente interessante e di grande attualità: che senso ha dare soldi quando tutti noi li abbiamo già dati? Che senso ha pagare una ricostruzione dove non c’è stata la prevenzione (da noi comunque pagata) sulla eventuale distruzione?
Il dibattito è interessante.
hai ragione, a me quando ho forato la moto non mi ha donato niente nessuno…
sono d’accordo a metà :) cioè concordo sulla non utilità di inviare soldi, mentre sono assolutamente convinto che un aiuto materiale (che sia cibo, vestiti o quant’altro) e accertato sia un dovere x tutti. sia un dovere almeno valutare la possibilità di farlo.
Ecco io lo sapevo che avevo sbagliato tutto.
Sono uno di quelli che ha messo mano alla carta di credito. Non me la sono sentita di mandare salamina e purè perchè sarebbe stato un genocidio!
In linea di massima ha ragione. Paghiamo per far funzionare le cose e poi ci sono i soliti furbetti del quartiere che i nostri soldi se li intascano e si intascano pure mazzette e proventi illeciti derivanti dall’usare materiali non conformi. Quindi ha ragione.
Solo che i soldi adesso mancano e se non glieli diamo noi lasciano questa gente in mutande. Questa sarebbe l’occasione giusta per lo Stato di cambiare sistema radicalmente, ma non ho più fiducia nè nelle istituzioni nè nella giustizia, quindi tocca dare una mano.
E’ triste essere costretti ad aiutare perchè il sistema non funziona….
Ci sono migliaia di persone, vittime inconsapevoli delle speculazioni giustamente evidenziate, che sono state strappate alle loro case e alle loro vite. Tra queste ci sono famiglie che abitavano in nuclei storici, in edifici difficilmente adeguabili dal punto di vista antisismico.
Nessuno è obbligato a destinare denaro alla causa del terremoto, ma non ritengo di dover sensibilizzare la gente a pensarla in questo modo.
Il senso di dare denaro affinché possa essere impiegato a dare beni e servizi a chi non he può usufruire esiste, cos’ come esiste il senso di dare un contributo economico alle persone incolpevoli che 15 giorni fa avevano una casa e ora hanno una tenda.
L’unico aspetto da tenere in considerazione è che il denaro da destinare alla causa deve essere veicolato nella giusta direzione.
Davide ha ragione, un aiuto materiale (cibo, vestiti o altro) è un dovere per tutti. Ma non ci può essere un autocoordinamento dei donatori (che non sanno COSA serve, in che quantità, di che tipo). Per questo io ritengo opportuno contribuire economicamente alle iniziative coordinate e consapevoli volte a procurare ciò che manca.
La cosa più triste è che ci sono persone che guadagnano sulle disgrazie altrui
Si ed in italiano si definiscono sciacalli, ma a me piace chiamarli figli di puttana.
Cosa sarebbe se ciascuno se ne fregasse del prossimo suo solo perché paga le tasse e queste non sono amministrate bene? Sarebbe come dire che se vedi cadere uno in bicicletta per colpa di una buca in strada non lo soccorri solo perché tu paghi le tasse e quella strada non dovrebbe avere buche… In tutti i gruppi sociali si innescano dei meccanismi di solidarietà che prescindono dal crudo concetto di scambio (e per fortuna è così, altrimenti saremmo delle macchine senza sentimento). Per cui trovo legittimo non inviare soldi, ma rifiutarsi di aiutare degli innocenti solo per questione di principio è, secondo me, semplicemente disumano.
Inutile sottolineare che, qualsiasi somma di denaro che noi italiani paghiamo sotto forma di tasse al governo, ha la sua giusta destinazione in bilancio (anche per le catastrofi come in questo caso) e che di fatto se li intascano i nostri politici, vergognosamente e poi ce li vengono e richiedere facendo leva sul nostro senso del dovere e sulla nostra sensibilita’ e umanita’, ma come giustamente si e’ sopra detto, cosa facciamo? Lasciamo questa povera gente che non ha piu’ nulla, cuocere nel loro brodo, se il nostro governo fa schifo e non guarda in faccia a nessuno? Non siamo noi che dobbiamo fregarcene, ma i nostri politici che si devono vergognare a far vedere le loro facce in Tv!
Se una persona cade per una buca … lo aiuto ad rialzarsi, ma le cure mediche (pronto soccorso) gliele ho gia pagate tramite tasse, mica gli do 10 euro per comprarsi un disinfettante in farmacia!
Lo conoscevo, trovato su oknotizie: l’articolo è di una lucidità e di una realtà sconvolgente. Tutti dovrebbero leggerlo. Ovviamente io condivido.
La polemica innescata da questo artico, a mio avviso, non è tanto sulla opportunità o meno di aiutare. Se il dibattito scivola su questo tema, si perde di vista il vero obiettivo della polemica, che sono gli sprechi, la cattiva gestione della cosa pubblica, le ruberie, l’evasione fiscale di coloro i quali si fanno belli perchè lanciano appelli in TV, ma intascano soldi della comunità, la speculazione di coloro i quali realizzano guadagni illeciti sulla ricostruzione (sempre con i soldi della comunità).
Questo è un paese allo sfacelo; ci stiamo incattivendo e il rischio è di combattere guerre tra poveri, mentre gli sciacalli figli di puttana ingrassano alle nostre spalle.
Forse l’unico mezzo che abbiamo è il voto. Centinaia di migliaia di voti NON DATI A PDL, LEGA E PD, secondo me possono rappresentare una svolta. Diversamente siamo destinati allo sfascio.
Anche se piuttosto deprimente la prospettiva di Nico, gli devo dare ragione, se si continua cosi’ finiremmo male! Al governo non interessa nulla se noi poveretti arriveremmo a uccidere il nostro vicino di casa per rubargli la macchina, perche’ non possiamo permettercene una!
Non do un soldo, condivido pienamente, e Nico lo interpreta nel modo giusto. Come tutti, inizialmente, anchio ho dato qualcosa, ma ora basta. Dopo la presa per il culo dei nostri politici, che piuttosto che accorpare le elezioni, preferiscono spendere 400.000.000 milioni in una data diversa. E’ un momento di crisi, c’è una disgrazia di proporzioni inaudite, pero’ la politica se ne frega, e usa l’Aquila per le passerelle. Fankulo e mandiamoli a casa, NON DO NIENTE A NESSUNO. Ciao belli
il tizio non ha mica torto, noi avremmo già pagato, ma i soldi se li sono magnati
sono completamente d’accordo con Nico, secondo me, se questo governo non sistema un po le cose (mmm ci credo poco) alle prossime elezioni comanderà qualche partito estremista, e allora saranno cazzi per tutti
Beh, io ho deciso che alle prossime elezioni non voto più. Ho sempre contestato chi lo faceva, ma adesso veramente non sai più dove sbattere la testa, sono uno peggio dell’altro e mi sono veramente rotta. Andrà al governo un testa di minchia? Pazienza, ma almeno potrò dire che non l’ho votato.
…io veramente sostengo che sarebbe meglio se i partiti “estremisti” guadagnassero voti… Ovviamente ho un’estremità preferita…
Ho messo le virgolette perchè dalla “mia” parte non sono estremisti, ma semplicemente gente che non ha collusioni e/o conflitti di interesse, che viene fatta passare per estremista dai media di regime. Finchè a comandare saranno gli attuali “leader”, la situazione potrà solo peggiorare.
Avete bisogno di ulteriori prove?…
@Nico, se la tua “estremità preferita” non raggiunge il 4% te la puoi pure scordare, credi che non abbiano previsto anche questo?
@Cicapui: adesso mi hai messo in crisi il Nico ;-)
La mia estremità preferita potrebbe anche arrivarci forse al 4… ma non basterebbe. Ci vorrebbe minimo un bel 20! Ma se anche fosse (e non sarà mai…) hanno già pronto il referendum dello spreco che ci porterà dritti dritti al bipartitismo.
Cambiano i falli, ma gli orifizi sono sempre i nostri.
E così sia.
Pare che non ci sia via d’uscita vero?
No.
Solo via d’entrata.
se continuiamo così, gli estremisti ci vanno sul serio a comandare, che siano di destra o sinistra, il punto è sempre lo stesso, ne abbiamo le palle piene se mi permettete il termine
io nn do un soldo per il semplice fatto che nn ho soldi, disoccupato, ma perchè dobbiamo aiutarli noi i terremotati? sembra brutto dirlo, ma in tutto ciò che paghiamo ci sono tasse, io credo che questo sarà l’ennesimo scandalo da striscia la notizia… con il titolo in grassetto… “dove sono finiti i soldi destinati ai terremotati?” e stato sempre cosi e rimarrà cosi fino, perchè noi siamo troppo buoni, l’america fa pagare delle tasse speciali per gli uragani, non fa promozione in tv per farsi mandare i soldi
Non possiamo non dare un euro all’Abruzzo
Parafrasando l’abusata, e spesso male interpretata, massima del filosofo Benedetto Croce, secondo cui “ non possiamo non dirci cristiani”, con ciò intendendo affermare che la rivoluzione profonda del cristianesimo ha avuto profonde conseguenze anche nei campi più lontani da Dio, sostengo che io darò l’euro in favore dei terremotati dell’Abruzzo e che tutti dovrebbero seguire il mio esempio.
Sono alieno dal considerare che chi la pensi in maniera diversa sia un eretico, un cinico od un nichilista. Nulla di tutto questo, ma sbaglia e sbaglia ancora di più quando intende trasformare la mancanza di carità in una battaglia civile intrisa di indignazione nei confronti dei privilegi o degli abusi della nostra classe politica.
Non possiamo non dare un euro perchè rifiutare la carità, la compassione, la pietas, non è un atto di civiltà, e non sono d’accordo nel ritenere che la beneficenza sia una delle cause del degrado morale in cui versa l’Italia.
La carità, la compassione, la misericordia, la pietas, risiedono su un piano ontologicamente diverso dalla critica accesa nei confronti dei privilegi della casta partitica italiana, composta di nominati e non di eletti.
I primi attengono, oltre il perimetro cristiano che qui non interessa indagare, al sentimento che ci spinge a soccorrere chi ha bisogno d’aiuto, a provare sentimenti di partecipazione e solidarietà nei confronti di chi soffre, a provare a sentire l’altro, di entrare con lui in un rapporto empatico, i secondi sulla mancanza di effettivo controllo dei cittadini.
Non possiamo non dare un euro perché il fare del bene come pratica dell’agire umano, che è il vero metro per giudicare del successo di un uomo, non interferisce con il diritto legittimo ed intangibile che ogni cittadino ha di partecipare alle scelte della politica, di sapere chi e come spenderà i soldi che provengono dalla tasse dei cittadini, di protestare nei confronti dei nostri politicanti corrotti e indifferenti agli autentici problemi di chi vede la propria vita come minaccia e non come promessa.
Non possiamo non dare un uro perché la nostra umanità, il nostro vivere con l’altro, il senso del noi, non c’entra assolutamente niente con l’accertamento della verità in ordine alle responsabilità della catastrofi in Abruzzo, come in tutte quella ragioni in cui la cattiva politica è stata messaggera di morte e disperazione. Per combattere il malcostume dei governi occorre la conoscenza, la libertà intellettuale, la formazione della coscienza critica, il liberarsi da sé e per sé, senza attendere che arrivi il divo della televisione di protesta per spiegare come si fa a capire la verità.
Io darò il mio euro, anche se pago le tasse, anche se combatto moralmente e civilmente contro le passarelle dei politici che vanno a sfilare nei luoghi del dolore per conquistare audience, anche se Berlusconi parla di campeggi da fine settimana e i Telegiornali nazionali speculano sul dolore per aumentare l’incasso pubblicitario.
Do il mio euro per le stesse ragioni per cui c’è chi ha scritto che non lo darà, con una lettera scritta di pancia, con grande efficacia ed onestà intellettuale,
Perché non ho e non voglio avere nulla da condividere con i politici italiani, perché voglio essere libero di determinarmi da me, perché il fatto, vergognoso in un paese che vuole essere civile, dei parlamentari nazionali e regionali siciliani (equiparati ai senatori) che incassano il corrispettivo di dieci volte dello stipendio di un impiegato, anche laureato e specializzato, non può e non deve impedirmi di esercitare il mio disprezzo per i carnefici e la mia condivisione per i sofferenti.
Do il mio euro per la mia rabbia ed il mio orgoglio, per la giustizia dei sentimenti che vola oltre quella delle toghe, perché non intendo compensare gli sprechi delle cattedrali nei deserti, anche se continuiamo a vivere in un paese fondato sull’illegalità, ma intendo essere libero dai condizionamenti della cattiva politica.
Queste istituzioni mortificano ogni giorno di più le istanze della povera gente; è dell’ultima ora la notizia secondo cui il referendum non sarà accorpato alle elezioni europee ed amministrative. Ed allora quale credibilità possono avere i politici quando parlano di trovare i fondi per la ricostruzione in Abruzzo e poi buttano al mare centinaia di miliardi di lire? La stessa assoluta mancanza di credibilità di quando parlano della crisi economica e dei precari dall’alto dei loro ventimila euro al mese. Cioè nessuna.
Diamolo l’euro ai nostri fratelli abruzzesi, ma organizziamoli in fondi gestiti dai cittadini e finalizzati per la realizzazione di un progetto concreto. Facciamolo per essere veramente liberi di agire secondo le nostre coscienze, perché la povera gente comincerà a non morire più quando sarà capace di non soffocare in gola il grido di rabbia, di dolore e di indignazione verso chi, nei fatti, ha dimostrato di non meritare alcun rispetto umano.
La rivoluzione culturale passa attraverso la ricostruzione della mentalità della polis greca, in cui la felicità privata non poteva essere disgiunta da quella pubblica e dove, con l’ostrakon, i maligni erano buttati via a calci nel sedere.
Ecco perché,, se vogliamo veramente cambiare, non possiamo non dare un euro.
Fabio D’Anna
Se può servire. La redazione del Vita- no profit magazine ha espresso, sul periodico, la preoccupazione che le tracce dei fondi provenienti da mille rivoli vadano perdute.. Dalla Home page si accede al link dove spiegano bene i meccanismi delle donazioni per questi: http://beta.vita.it/news/view/91379. Per l’elenco delle associazioni consigliate bisogna iscriversi al sito.
Ottima informazione, Grazie mille.
questo nn centra nnt…è una cosa tutta diversa…ki se ne frega della moto qui si tratta dell’amicizia nn sai dove andare io k sn terremotata, quelli k nn lo sn nn possono capire qnt è doloroso..ti spezza il cuore…nn auguro a nessuno di viverla.