Gli algoritmi di Google e di Facebook non solo sanno esattamente come vi sentite, essi sono anche al corrente di una miriade di altre cose su di voi, senza che ve ne siate quasi accorti.
Di conseguenza dovreste smettere di ascoltare i vostri sentimenti e cominciare invece ad ascoltare questi algoritmi esterni.
Che senso ha indire elezioni democratiche quando gli algoritmi sanno non solo come ogni persona voterà, ma anche le sottostanti ragioni neurologiche secondo cui una persona vota per i democratici mentre un’altra vota per i repubblicani?
Laddove l’umanesimo ordinava: “Ascoltate i vostri sentimenti!” ora il datismo (neo religione basata sui dati n.d.r) ordina: “Ascoltate gli algoritmi!”
Quando valutate con chi unirvi in matrimonio, quale carriera intraprendere e se cominciare una guerra, il datismo vi dirà che sarebbe un totale spreco di tempo scalare la vetta di una montagna e da lassù osservare il sole che si tuffa nel mare, oltre la linea dell’orizzonte.
Sarebbe ugualmente futile visitare un museo, tenere un diario segreto o parlare a cuore aperto con un buon amico. Sì, al fine di prendere le decisioni giuste dovete imparare a conoscervi meglio.
Ma se volete conoscervi nel XXI secolo, ci sono molti metodi migliori che arrampicarsi sulle montagne, andare nei musei o tenere diari.
Tratto da “Homo Deus: Breve storia del futuro” di Yuval Noah Harari
Probabilmente troverete lo scritto di Harari provocatorio, molti di voi almeno penseranno questo, ma io credo invece non vi sia alcun filo di provocazione ma tanta, tantissima verità.
Se ci pensiamo bene tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi 10 anni, almeno, lo abbiamo passato nelle pacioccose mani dei social network, Facebook in primis.
Quando mostro a lezione il fatto che non solo sa se siamo sposati ma anche quanti figli abbiamo e se siamo laureati e se siamo pendolari le persone si spaventano, ma sono tutti dati che gli abbiamo dato noi.
Sono anni che gli diamo tutto e gli insegniamo, con le nostre foto, a riconoscere a che le facce: non importa che tu “dica” a un social che eri alla festa di laurea di un amico, lo sa dalle foto del tuo amico e dalla tua geolocalizzazione e tutto questo mare di dati, giorno dopo giorno, affina non solo gli algoritmi ma anche la conoscenza che gli stessi hanno di noi.
Appare ovvio che arrivati ad un certo punto questi algoritmi conosceranno noi meglio di quanto non ci conosciamo noi e a quel punto cosa succede?
Vogliamo continuare a sventolare la bandiera del libero arbitrio sbagliando scelte oppure ammainarla, fare le scelte giuste ma diventare altro rispetto a quello che siamo oggi?
Il tema non è solo affascinate ma molto molto di attualità. Più di quanto non si creda.
Sono un divulgatore digitale, consulente e #TEDx speaker: aiuto le aziende e i professionisti a generare fiducia e a comunicare in modo efficace online. Ho scritto 3 libri su tecnologia e digital: Web 3.0, Digital Carisma e Condivide et Impera.
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