Si fa un gran parlare di pirateria informatica: molti personaggi dello spettacolo si schierano contro a quella che secondo le major discografiche, è una piaga tremenda che porterà l’umanità a non produrre più nessuna forma d’arte (come se prima del copyright l’arte non esistesse).
Ma ci sono anche molti artisti che si schierano a favore della pirateria, anche se detta così sembra una contraddizione in termini. Frankie Hi-NRG (o Caparezza adesso non ricordo bene…) dice molto chiaramente: “scaricate tutti i miei album, scaricateli tutti. Ma se vi piacciono comprate l’ultimo”.
Adesso abbiamo addirittura una inversione di tendenza: un intellettuale, uno scrittore famoso in tutto il pianeta come Paulo Coelho sostiene con forza il fatto che la rete non sia un mezzo attraverso il quale “rubare” opere d’arte digitali, ma sia una enorme cassa di risonanza per le stesse.
In pratica il ragionamento che fa è molto semplice: internet è il passaparola, il tamtam moderno che ha cambiato forma e canali. Non è detto che chi scarica il libro da un sito l’avrebbe comprato in un negozio se non avesse avuto internet e l’autore quindi non avrebbe comunque guadagnato.
“D’altra parte sembra che la sua generosità online abbia effetti positivi sui bilanci. Coelho se ne sarebbe accorto casualmente quasi dieci anni fa, nel 1999, quando s’imbatté in una edizione digitale pirata delle sue opere, tradotte in russo. Decise di inserire il link nella sua pagina web per vedere che cosa sarebbe successo: aveva comunque poco da perderci, perché su tutto il mercato russo i suoi libri avevano venduto un migliaio di esemplari. L’esito fu sorprendente: la diffusione dei suoi romanzi in Internet fece moltiplicare le vendite per dieci nel giro di due anni, in Russia, con una crescita esponenziale costante che, secondo i dati forniti dal suo agente a Newsweek, ha raggiunto ora dieci milioni di copie.”
Forse sarebbero il caso che le enormi lobby che gestiscono la digitalizzazione dell’arte prendessero atto che siamo nel 2008…
Già che ci siamo guastatevi il video di “Rivoluzione” direttamente da San Remo
Da quanto tempo si parla di questo argomento?
Secondo me da troppo……….
Nessuno in prima persona si e’ preso l’onere/dovere
di concludere questo fenomeno, forse ci sono anche in questo interessi “sottobanco”?
Non e’ per caso che tutti i signori discografici/editori ormai hanno quote e azioni
anche nel settore web e ci guadagnano anche con il file-sharing?
Facciamo un esempio di una Major (ndr.) discografica:
Alla fonte, cioe’ all’artista che pubblica un nuovo disco paga 5, ricava 400 dalla vendita
del prodotto e poi…. ricava anche 500/800 per il traffico dati che la pirateria genera
nel download dello stesso brano.
Questi ultimi nei tempi “senza pirateria” non potevano esserci!!
Ricordando che la musica attuale non “dura” piu’ (come negli anni 60-70-80)
1 anno circa di ascolto, la moda musicale ci ha inposto che dopo 20 giorni il
disco che ci emoziona e diverte non e’ piu’ attuale, nuovo, e siamo tutti ad aspettare il prossimo brano.
Concludo nel dire che secondo il mio opinabile parere, questi signori “tengono vivo” il pensiero
comune nei confronti della pirateria solo per fargli una mera pubblicita’ occulta!!
Provate ad indagare se le nostre compagnie telefoniche che ci permettono di collegarci ad internet hanno
o no, queste major a libro paga………Per me si eccome!!!
Un saluto da chi scarica per scelta. (obbligato dal fatto che libri e cd costano troppo).