Non credete a chi vi dice che è l’anno dei video perché ogni anno, ormai da anni, si dice che è l’anno dei video ma diciamo subito una cosa semplicissima: è l’anno dei video se sai fare video e sei uno YouTuber.
Pensate alle varie tipologie di video e su quali social ne potete usufruire.
I video vi vengono propinati a prescindere dal fatto che li cerchiate o meno e spessissimo li guardate senza volume, oppure non li considerate di striscio perché chi si interessa di torte allo zenzero non si interessa di algoritmi di visibilità e viceversa. I video su Facebook sono una sorta di attività push, ovvero qualcosa che noi spingiamo verso un target che supponiamo essere in linea con il nostro contenuto.
Sappiamo tutti che LinkedIn è una piattaforma professionale ma quello che non tutti sanno è che è anche una piattaforma usata TANTISISMO da desktop e poco da mobile, rispetto alle altre piattaforme social.
Un professionista da desktop trovo sia difficile che si metta a guardare dei video, per via dell’audio visto che sta in uffizio per esempio, ma anche per il fatto che il testo lo scorri alla TUA velocità e il video lo scorri alla velocità che ti viene imposta da chi ha fatto il video… oltre a dover indossare le cuffie.
Un social che è passato da 140 caratteri a 280 e che fa della velocità la sua arma vincente difficilmente vede tra i propri utenti dei fan dei video.
Un minuto, fatto con il cellulare, su un target giovane che scorre la timeline alla velocità della luce. Siete sicuri di riuscire a fare qualcosa che possa DAVVERO interessare, all’interno di un contesto simile?
YouTube
Ecco, le cose cambiano. Video ben fatti, lunghi, strutturati sono pane per i denti del “cercatore di video” come sono io e come siamo tutti ma… sono IO a cercare quello che voglio su YouTube e sono disposto ad investire tempo proprio su QUEL tipo di contenuto e lo investo con Chromecast sulla TV, per esempio.
A questo punto si aprono diversi scenari. Certo, ci sono esempi come Marco Montemagno che fa un video al giorno da anni, con contenuti interessanti e ben strutturati ma voi sareste in grado di fare quel lavoro, sul vostro target per un tempo simile?
E, da notare, Marco sta spostando tutta la sua attenzione su YouTuber per i video, lasciando Facebook da questo punto di vista in secondo piano. Perché? Perché è bene creare “community di tipologia contenutistica” oltre che di piattaforma ed essere trovati dalle persone che ti cercano, su Google o direttamente sul Tubo, piuttosto che andare a “pushare” coloro che non hanno interesse nel vedere il tuo faccione su Instagram, FB o LinkedIn. Tra l’altro, postilla LinkedIn: il “professionista medio italiano” pensa che se fai dei video (come se giuochi ai videogame) sei un bimbominkia quindi addio credibilità.
Un altro scenario è… sei in grado di fare video? Ho visto gente che si è rovinata perché sulla scia del “è l’anno dei video” ha portato avanti una serie di vaccate che hanno rovinato la loro immagine più che lo stare fermo a non fare nulla.
I consigli che mi permetto di dare sono 3:
- Se vuoi fare video devi essere in grado di fare video, in modo NON improvvisato. Contenuto buono, strumentazione valida, presenza “ritmata” da video, montaggio efficace, luci giuste. Se manca una delle 5 variabili NON fare video.
- Se vuoi fare video devi essere in grado di farli per ANNI. Hai un argomento che saresti in grado di trattare per i prossimi 2 anni ininterrottamente e senza ripeterti? Si? Allora leggi il punto 1.
- Usa YouTube più di quanto useresti Facebook, e fallo in ottica di “ricerca e community” ovvero posizionati nelle ricerche con un occhio alla SEO dei video, e fidelizza le persone che ti seguono con contenuti fissi, verticali e costanti. Per un tempo lungo et indefinito.
I social stanno diventando ambienti piuttosto stagni in cui le persone si trovano per affinità e tipologia di contenuto, differenziandosi per quello che è la loro essenza.
YouTube è il luogo in cui le persone cercano i video, gli altri posti sono luoghi in cui le persone subiscono i video.
Forse è un assoluto audace ma un assoluto da tenere in considerazione oltre al fatto che non tutti sono Al Pacino: Charles Bukowski diceva che in America tutti credono di essere in grado di fare gli scrittori. Non di fare i meccanici o gli idraulici ma gli scrittori.
Ecco, noi stiamo facendo la stessa cosa: tutti pensiamo di essere in grado di fare video ma credetemi, non è il caso e, spesso, non è nemmeno utile.
Sono un digital coach, un docente e un TEDx speaker: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
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