Chi intende visitare gli Stati Uniti dovrà prepararsi a “rivelare” gli ultimi cinque anni della propria vita sui social media.
Secondo l’avviso pubblicato mercoledì dal Dipartimento della Sicurezza interna, coloro che chiederanno di entrare negli Stati Uniti saranno tenuti ad aggiungere i social media come “elemento obbligatorio dei dati”.

Ecco, io l’avviso pubblicato mercoledì l’ho letto e, per dovere di chiarezza, al di la dei titoloni, dice -sinteticamente- quanto segue: i turisti che entrano negli Stati Uniti con ESTA, l’indicazione dei propri social diventi un elemento obbligatorio della domanda ovvero chi compila ESTA dovrà fornire gli account social utilizzati negli ultimi 5 anni.
I social rientrano in un pacchetto più ampio di che include anche numeri di telefono, email, IP, dati biometrici e informazioni sui familiari, sempre per attività di screening dei viaggiatori stranieri.
Questi i fatti, veri, dal documento, vero.
Ora, il capitalismo della sorveglianza è stato inventato da un determinato gruppo di persone, in un luogo e in un periodo determinati, è stato costruito intenzionalmente in un particolare periodo storico, proprio come ingegneri e tecnici della Ford Motor Company avevano inventato la produzione di massa nella Detroit del 1913.
Questo non lo dico io ma Shoshana Zuboff nel libro “il capitalismo della sorveglianza” e oggi questo sistema si apre, come un fiore in primavera, in tutto il suo formidabile potere di controllo.
Non è solo una sfida tecnologica ma è un atto simbolico di potere culturale: delle piattaforme private, o il Paese che le nutre, dimostrano di poter poter fare quello che vogliono con i dati di tutti, nelle circostanze più disparate. Una sorta di grande recinto in cui siamo entrati tutti e che si sta lentamente, ma inesorabilmente, chiudendo.