Vedo moltissime persone che discutono, in queste settimane, di che cosa online sia un valore, percepito o meno.
Si parla un sacco di che cosa è indicato fare, di cosa sia GIUSTO nell’accezione più pura del termine, per portare professionalità e trasparenza al proprio lavoro, et ovviamente ognuno dice la propria quindi io, che sono l’ultimo degli sfikati, dico la mia.

Il punto è che non tutti hanno la necessità di essere visibili e non sempre la visibilità social è un valore assoluto

ma è anche vero che io credo POCHISSIMO nel valori ASSOLUTI.
Il numero di follower che uno ha è un valore assoluto?
Quante persone ingaggia scrivendo lo è?
La “reputazione” è un valore assoluto?
Nessuno di questi lo è, dipende sempre da come vengono contestualizzati questi dati e queste informazioni quindi, diciamo, la visibilità e l’esposizione sono, a mio avviso, due valori anche se non assoluti.

Cerchiamo di capire cosa significhino i due termini, prima di passare oltre:

Esposizione: L’atto, il fatto di esporre alla vista, di presentare o, più genericamente di mettere fuori, e il tempo durante il quale l’oggetto rimane esposto.

Visibilità: l’acquisto, da parte di enunciati teorici in genere, della possibilità di essere riferiti a situazioni concrete e sottoposti a verifica sul terreno pratico.

Sia l’esposizione che la visibilità implicano due fattori oggettivi che sono la trasparenza e la verifica.

Essere esposti significa essere fragili, mostrare il fianco agli eventuali attacchi, non temere i propri errori e le proprie scelte, non avere paura della concorrenza, credere nella condivisione, nel dialogo e nel confronto.
Essere visibili vuol dire raggiungere un maggior numero di persone rispetto a quelle raggiungibili essendo “nascosto”: vuol dire mettere un piazza la mercanzia senza paura di essere derubati, o derisi, o scimmiottati, o copiati.

Esposizione e visibilità sono sinonimi di trasparenza, verificabilità e sicurezza.

Come dicevo all’inizio, questo non vale per tutti, in senso assoluto, ma certamente vale per tutte quelle attività nelle quali dobbiamo vendere un prodotto o un servizio agli altri passando, invariabilmente, per la Rete.

Facciamo un esempio pratico: Massimo Marucci si definisce su Facebook un “venditore/coordinatore presso Telecom Italia Group”. In pratica Massimo è quello che vende Impresa Semplice, quello col braccio rosso, hai presente?
Lui non sa che sto scrivendo questo post, tranquillo, il contratto telefonico ce l’ho già e non sto scroccando nulla (perché lo so che c’è qualche imbecille dietrologo in giro, roba da sesto cerchio dell’inferno di Dante ;) ).
Dicevamo, Massimo cosa fa per vendere? Ha un blog che si chiama TelefoniaFacile.com nel quale parla di…telefonia. Da informazioni utili alle persone, cerca di risolvere problemi e di sollevare curiosità.
Su Facebook parla del suo lavoro, di come lo svolge, ma parla anche della sua vita, di com’è davvero Massimo Marucci. Si rende visibile e trasparente, esposto e disponibile, e visto che la disponibilità verso gli altri è un altro valore, Marucci riesce a vendere in base a quello che dice di saper vendere.

Secondo voi chi abbiamo contattato quando abbiamo voluto rifare la telefonia mobile in NetPropaganda?
L’abbiamo fatto con serenità e la certezza che un professionista tanto esposto se non è attaccato da tutti i fronti e se vende, vuol dire che sa quello che fa. Che conosce il suo mestiere, che non millanta e che non mente.

Come lui ce ne sono molti altri, il mio socio Skande in primis: raccontano quello che fanno di mestiere, quello che sanno, si rendono visibili, esposti e trasparenti sapendo di essere sempre sotto l’occhio vigile et attendo di centinaia, forse migliaia di persone.

Skande è la dimostrazione vivente che sa fare quello che dice di saper fare, la dimostrazione vivente che è quello che fa.

Quindi esposizione e visibilità sono un valore quando sei certo di quello che sei e di quello che fai e quando sei certo che, pur essendo attaccato in modo del tutto fisiologico, sarai in grado di difenderti con i fatti.

Fatti, non pugnette diceva uno, ricordi?

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