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30 Settembre 2021

Troppi Re e pochi Fanti

di Rudy Bandiera

Ci hanno convinti che siamo tutti meglio di tutti gli altri, ci hanno convinti che siamo migliori in qualcosa se non in molte cose.
Ci hanno convinti che saremo i vincenti, saremo quelli che sfonderanno, ci hanno convinti che siamo fichi, che siamo degli “speciali” che siamo i più intelligenti, i più veloci, i più abili.

Ci hanno convinti che perdere non esiste, che la competizione è più importante di tutto, che il gregario è, per sua natura, un perdente.
Ci hanno convinti che non possiamo arrivare secondi perché se arriviamo secondi siamo i primi dei perdenti, come dice quel becero esempio che è Briatore.

Ci hanno convinti che la collaborazione è roba da sfigati, che la competizione è sana perché porta ad eccellere, perché chi eccelle tira la volata a tutti gli altri.

Ci hanno convinti che tutti, ma proprio tutti, abbiamo un posto nella storia e che nessuno di noi è destinato all’oblio, a non diventare qualcuno.

Troppi Re e pochi Fanti
Foto: Fabio Blaco

Tutte queste convinzioni ce le hanno messe in testa anni di educazione al consumo sfrenato ed insano, anni in cui il mondo non aveva limiti di crescita (o credeva di non averne), anni in cui il mondo non aveva limiti morali perché non aveva limiti alla propria -presunta- crescita.

Ci hanno messo in testa queste cose perché sembrava giusto, creando così una società che non è solo competitiva, ma è brutale, agguerrita, violenta.
La competizione si è esacerbata fino a diventare il male, perché mutata e diventata qualcosa di diverso.

Il Web ha amplificato tutto questo, rendendo quello che prima era una “corsa al Grande Fratello” una fatto normale: la guerra dei like, la micro-fama, la voglia di “farcela” perché ci hanno detto che DOBBIAMO farcela.

Credo che si debba cambiare direzione: dobbiamo iniziare a dire ai nostri ragazzi che il perdere con dignità è un valore, che il fallire non è morire e che senza i fallimenti non miglioreremo mai.

Dobbiamo pensare che il mondo del Web collaborativo è un valore intrinsecamente superiore al successo personale, perché non può esistere un successo personale in un mondo fatto di macerie morali.

In definitiva, quello che dobbiamo fare è imparare che non siamo tutti speciali, che non tutti “ce la faremo” e che non farcela non è una sconfitta ma la normalità.

Dobbiamo imparare che lavorare insieme è meglio che lavorare per schiacciare gli altri.

La normalità non è il male, la normalità è normale: tentare di migliorare noi stessi e la nostra posizione è normale, lottare è normale, accanirsi e sentirsi migliori per partito preso no, non lo è.

Tutto questo lo trovate in “Condivide et Impera #Reloaded“ ovvero il più bel libro AL MONDO che ci guida alla scoperta di come funzionano le relazioni interpersonali online, ci spiega cosa sono le digital PR (e perché non si possono equiparare alla pubblicità tradizionale) e ci dà gli strumenti per affrontare nel modo migliore la gestione della reputazione online. Su Amazon e in libreria, a voi la scelta del campo ;)

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