L’innovazione spesso non viene compresa, non perché siamo tonti ma perché quando l’innovazione è tale può risultare incomprensibile ai più.
Questo è il motivo per il quale, come diceva giustamente Paolo Iabichino, in comunicazione si mettono nella stessa frase le parole “innovazione” e “tradizione”: è rassicurante sapere che c’è qualcosa d’innovativo che possiamo comprendere tutti in quanto tradizionale ma è una stupidaggine colossale perché innovativo non è, per sua stessa natura, tradizionale.
Silenzio assordante, brivido caldo, lucida pazzia, attimo infinito, false verità, dolcezza amara, ghiaccio bollente. Sono tutti ossimori, figure retoriche consistenti nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari. Funzionano, certo, ma sono figure retoriche appunto e in quanto tali non rappresentative della realtà esattamente come non lo è una un’innovazione tradizionale.
Se non sei la Ferrari.
Come molti di voi avranno notato nella gara di domenica 20 marzo in Bahrain, la livrea della Ferrari F1-75 scesa in pista era di un colore diverso dal “solito rosso Ferrari” e per capire cosa sia successo dobbiamo fare un passo indietro.
La primissima vettura del Cavallino Rampante, la 125 S, e la 125 F1 che scese in pista nel Gran Premio di Monaco il 21 maggio 1950, erano entrambe di colore bordeaux.
Questa tonalità rosso scuro era il colore ufficiale di tutte le auto da corsa italiane dall’inizio del XX secolo ovvero il “Rosso corsa”, una particolare gradazione di rosso stabilita dalla FIA che veniva applicata alle vetture delle squadre italiane nelle corse automobilistiche.
Dopo l’introduzione negli anni ’60 delle livree sponsorizzate in Formula 1, Ferrari è rimasta l’unico costruttore a mantenere la tradizione e a continuare a vestire le sue monoposto esclusivamente di rosso. Di conseguenza la Ferrari (anche stradale) è sempre stata identificata con quel colore.
Come dicevo in Bahrain la livrea della Ferrari F1-75 scesa in pista era di un colore diverso dal “solito rosso Ferrari” e uguale a quello della 125 F1 con cui Alberto Ascari nel 1950 a Montecarlo conquistò il primo podio in Formula 1 per la squadra che poi scriverà la storia di questo sport.
Cambiare il colore alle proprie auto, CAMBIARE IL COLORE a un brand non è per nulla una cosa scontata o banale. Il colore è una sensazione che viene recepita dal nostro cervello e che provoca determinati sentimenti ed emozioni, così se dico Netflix pensiamo subito al rosso e se dico Facebook pensiamo al blu così come se dico Ferrari pensiamo al rosso, quindi cambiare QUEL rosso è enormemente innovativo ma anche profondamente tradizionale visto che si lega al rosso che ha fatto la storia, non solo delle tue auto, ma di tutto l’automobilismo.
Il punto è che ogni “assoluto” di comunicazione, ogni costrutto generalista che mettiamo in piedi è fatto per avere un caso che lo distrugga.
Usare nella stessa frase tradizione e innovazione non si può a meno che non sia TU ad avere costruito la storia della tradizione di cui si parla, nel tuo prodotto e in quello degli altri.
Ferrari può cambiare persino il colore alle proprie auto mantenendo inalterata la propria identità e la propria forza di brand, innovando tornando alla sua stessa storia che è la storia dell’automobilismo.
Enzo Ferrari diceva che se date a un bambino un foglio di carta e dei colori chiedendogli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa.
La tonalità del rosso è tuttavia un dettaglio, ma solo se sei Ferrari ;)