Sicuri di volere la vera meritocrazia?
Qualche settimana fa ho pubblicato su LinkedIn una breve frase le cui risposte mi hanno fatto molto riflettere. La frase era che la grande regola del mondo HR e dell’employer branding è che i clienti ameranno un’azienda quando i dipendenti l’adoreranno per primi.
In diversi hanno risposto che i dipendenti adorerebbero la loro azienda se avessero stipendi più alti o se si dimostrasse loro stima con “i fatti”.
Mi sono chiesto ed ho chiesto quale sarebbe l’aumento di stipendio necessario per fare amare l’azienda nella quale si lavora ed ho chiesto se, a stipendio aumentato, sarebbe davvero aumentato l’amore per l’azienda.
Non solo mi sono risposto di no, nel senso che lo stipendio, i “fatti” di cui sopra, sono un concetto del tutto personale e una variabile tra le tante, ma poi mi sono anche detto “ma lo stipendio e i fatti, in base a cosa li dovremmo erogare”? In base alla meritocrazia, direte voi.
In molti dicono di volerla con forza, ad ogni livello e grado, ma sappiamo che il “molti” è anche composto da mediocri che, se ci fosse una VERA meritocrazia, non avrebbero di che campare.
Allora dove sta l’inghippo?
L’inghippo è che quando se ne parla si pensa sempre agli altri, la si evoca sempre ai danni degli altri, quelli che ai nostri occhi sono inefficienti o che occupano posizioni o hanno introiti senza alcun merito.
Sta nel fatto che tutti la vogliono (a parole) ma probabilmente nessuno immagina di poter esserne “vittima” a causa della propria mediocrità.
Se ci fosse un sistema realmente meritocratico, la maggioranza della gente che oggi invoca il suddetto sistema sarebbe tagliata fuori dalla meritocrazia stessa, con buona pace degli amanti della parola.
Qualche giorno fa ho visto su un social una tizia che si lamentava perché con le scie chimiche ci controllano e inquinano, visto che vogliono gestire il clima e, nel post successivo, diceva che i suoi capi sono stupidi e ci dovrebbe essere un regime più meritocratico…
Poi sorge un’altra questione: chi dovrebbe decidere chi ha dei meriti o chi non ne ha e in base a cosa? La nostra classe dirigente? I nostri “capi”? In base a quali metriche?
Non facciamo che dire che i “nostri capi sono stupidi” e che la classe dirigente è composta da debosciati, difficile che possano quindi partorire un protocollo meritocratico credibile.
La meritocrazia REALE, se fosse possibile attuarla, per molti sarebbe una sciagura.
Fai attenzione a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo, diceva Oscar Wilde.