Adidas ha fatto un esperimento incredibile: ha riportato la produzione in Occidente dall’Asia ma ha deciso di aggirare i costi del lavoro robotizzando interamente le fabbriche.
Questo fa veramente tanto riflettere perché la robotizzazione della filiera di produzione è ad un passo dall’essere effettiva ed operativa.
Il riportare a casa la produzione deve necessariamente inserirsi in un discorso molto più ampio e può portare ad un esito positivo come negativo.
Abbiamo ancora uno spiraglio di tempo, dobbiamo trovare delle soluzioni.
Di seguito, prima del video, la sbobinatura di quello che dirò nel video stesso, in modo che possiate leggere i sottotitoli oppure, se preferite, seguire direttamente dal post quello che dico nel video. Ci saranno delle imprecisioni “linguistiche”, ma se qualcuno riesce a fare dei video di 5 minuti senza copione, errori e tagli… beh mi dica come si fa :)
Adidas chiude le proprie fabbriche negli Stati Uniti e in Germania.
Voi direte: “Beh, e allora chissenefrega e due cosa c’è di nuovo”. Sappiamo che la produzione delle grandi aziende viene spostata sempre più in Asia, ma il punto è completamente diverso questa volta.
Avete mai sentito parlare di quelle che vengono definite fabbriche buie? In pratica sono fabbriche completamente robotiche che non hanno bisogno di luci perché ci sono delle macchine dentro, per quello vengono definite buie, non perché ci sia qualcosa di oscuro.
Bene, Adidas ha aperto due fabbriche, una nel 2016 e una nel 2017 ad Atlanta ed in Germania, in un luogo che francamente non riuscirò mai a pronunciare.
Bene, queste due fabbriche sono state aperte per un motivo molto semplice. Fabbriche completamente robotiche, automatizzate e perché, perché Adidas, come Nike, come tutti i grandi produttori al mondo, non solo di moda, ma di qualunque cosa, producono in Asia per poi mettere la roba su una nave che viene portata in Occidente, che so, in Italia, negli Stati Uniti e in Germania e venduta. Quindi c’è un enorme costo di spostamento.
Allora Adidas si è detta una cosa molto semplice, invece di creare dei magazzini in Europa che contengano le robe che vengono dall’Asia, creiamo direttamente le fabbriche in Europa, ma il costo del lavoro è proibitivo, è molto alto rispetto all’Asia, quindi si andrebbe ad erodere quello che è il vantaggio competitivo che si viene a creare perché non hai il mare da attraversare.
Quindi che cos’hanno fatto? Delle fabbriche robotiche.
Sembrava una rivoluzione da un certo punto di vista, ovvero una rivoluzione al contrario forse: le fabbriche non sono più esportate in Asia, ma vengono riportate a casa, la produzione viene riportata a casa ma non la fanno degli uomini, non sono gli uomini a produrre queste scarpe in questo caso o questo abbigliamento.
Ecco, queste fabbriche hanno chiuso perché? Perché la tecnologia che serve ad aggiornare queste fabbriche, queste factory, è molto complessa e molto costosa, molto più complessa e costosa di quanto non sia far lavorare delle persone in Asia e poi portare i materiali in Europa.
Quindi questo esperimento che continua a funzionare per quello che riguarda appunto la fase sperimentale, è stato un fallimento di costi.
Ci deve far riflettere però su un punto molto importante, sembra che la robotizzazione della filiera produttiva planetaria, ci abbia dato un segnale forte e qualcosa su cui riflettere cioè: ragazzi attenzione perché adesso forse la tecnologia è un po’ acerba per poter fare tutte queste cose, ma siamo a tanto così. E quindi se paesi come gli Stati Uniti e Trump litigano anzi si arrabbiano sul fatto che bisognerebbe riportare la produzione a casa, ma se la produzione viene portata a casa e sono delle macchine a produrre i contenuti, i prodotti, allora siamo punto e a capo.
Il discorso non è riportare la produzione a casa, il discorso potrebbe essere molto più ampio, potrebbe essere il local, cercare di produrre artigianalmente a casa, potrebbe essere rivalutare i nostri centri storici facendo si che i nostri centri storici siano (parlo dell’Italia) frequentati da persone perché le attività che sono all’interno dei centri storici sono prettamente fisiche come che so palestre, estetisti, bar, ristoranti, eccetera. Potremmo fare mille cose e quello che è importante però capire è che siamo a tanto così dal riportarci in casa la produzione e farla fare da macchine.
Quindi abbiamo uno spiraglio, cerchiamo di pensare a delle soluzioni.
Rock & roll.
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Sono autore di libri su innovazione, tecnologia e comunicazione: power creator, docente e gamer, Rudy Bandiera è il mio VERO nome.
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