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03 Marzo 2015

La massa continuerà a inseguire traguardi che non raggiungerà mai?

di Rudy Bandiera

A giugno del 2014 è uscito “Rischi e opportunità del Web 3.0” il mio primo libro (giuro che il prossimo cambierà la vita di tutti noi e avrà la risposta a OGNI domanda… credo), un testo in cui racconto quali sono le aziende che hanno costruito il nostro presente, con quali tecnologie e cosa ci accadrà domani, in particolare in ottica Web.

 

Non è un libro di fantascienza ma di certo un libro “di visione”, la mia, visione.

 

Ma si sa, non sempre un punto di vista è quello giusto e quindi eccomi qua a pubblicare la mail di Luca Ferrari che, con mio grande apprezzamento, si è preso 10 minuti per scrivere cosa pensa non tanto del mio libro ma di quello che vede nel prossimo futuro.
Un punto di vista diverso dal mio, a volte diametralmente, ma che trovo molto molto molto interessante, interessante al punto da avermi spinto a chiedergli di poter pubblicare. Lui ha detto di si eh…

“Ciao Rudy, ho letto le prime pagine del tuo libro e come ti scrissi su Twitter, ti dico brevemente ciò che penso. Premesso che faccio parte della generazione degli ibridi tecno-analogici (hai ragione che siamo i più fortunati perché siamo stati gli ultimi a essere nati off line, ma sotto un altro aspetto siamo anche quelli che stanno più pagando la crisi),

 

condivido il tuo pensiero “che tutto sta per cambiare”, molto meno che il Web 3.0 abbia in serbo le soluzioni necessarie

 

ad uscire da questa fase di stagnazione e di pericolo, che ci ostiniamo a chiamare crisi. Le ha per pochi. La massa continuerà a inseguire traguardi che non raggiungerà mai, un discorso questo molto pericoloso e alimentato anche da “San Jobs”.

Tutte le rivoluzioni esplose non sono che sussulti e di fatto i vari status quo hanno solo cambiato lo strato superiore, non la sostanza. Non di meno, se non si metteranno paletti precisi, il web potrà diventare un’arma a doppio taglio puntando al controllo totale della popolazione (e in parte già lo fa con il 95 per cento degli internauti ben felici di cedere foto di figli piccoli e raccontare ogni dettaglio della propria vita).

 

Quando leggo che aziende scartano persone a seconda di cosa scrivono su Facebook, credo che sia la follia più totale.

 

Appurato che Facebook è ormai uno sfogatoio universale, trovo assurdo che venga perfino “consigliato” di stare calmi sul suddetto. A casa mia questa si chiama “schiavitù” o “ricatto”.

Non so quanto tu sappia di tennis. È uno sport che ormai ha fatto una scelta ben precisa, e di fatto ha ucciso la possibilità di far emergere la classe degli atleti ma privilegiando solo ed esclusivamente la potenza (perfino l’erba di Wimbledon è stata resa più lenta). E ormai non può più tornare indietro. Google è una dittatura, e a dispetto di qualche azione della UE, continua a fare quello che vuole.

Mi è molto piaciuto questo concetto:

 

“Quando ho iniziato a fare il mio lavoro, e in particolare ad usare Internet per mestiere e non solo per vedere foto di ragazze bellissime,

 

ho sentito la necessità di guardare avanti per cercare di capire in quale direzione andare. Capire la direzione da prendere ci serve per capire dove rivolgere il nostro impegno e i nostri sforzi: ci serve per interpretare al meglio il mondo che ci circonda senza sprecare preziosissime energie in cose che di fatto non porteranno a nulla”.

Le fondamenta però di questo concetto si basano sulla conoscenza, la cultura e la valorizzazione della materia grigia. Tutte qualità che le società moderne sponsorizzano solo a parole, e non a fatti. La drammatica disoccupazione non ti porta a investire su di te, ma a correre frenetico per sopravvivere, pagare le bollette e sfamare la tua famiglia. Continuare a mantenere questa situazione significa lasciare indietro l’umanità e chi è al comando vuole sempre questo. È indubbio che oggi la gente abbia più mezzi per sapere e agire, eppure

 

prodotti come Internazionale e/o Wired sono ad appannaggio di pochi mentre Grande fratello, De Filippi e spazzatura simile, lobotomizzano ancora il mondo.

 

Vorrei essere più ottimista verso l’umanità, ma ho 4000 e più anni di storia che PURTROPPO mi danno ragione.”

Ovviamente io non sono d’accordo (sono Rudy, adesso), o meglio non sono d’accordo sulla visione complessiva ma sono in perfetta armonia su molti dei passaggi diciamo… singoli.
Penso per esempio che sia normale che le aziende vaglino i profili Facebook prima di assumere come era normale chiedere le referenza fino a 10 anni fa ma allo stesso modo sono consapevole che “La massa continuerà a inseguire traguardi che non raggiungerà mai“: sono però anche conscio del fatto che non possiamo prenderla persa altrimenti la massa, noi tutti,  raggiungerà sempre meno traguardi.

 

Siamo votati all’auto-miglioramento, al migliorare la nostra vita e il nichilismo, perché di questo si tratta, è divertente e spesso illuminante ma non deve essere un fine.

 

Come dicevo nel post “Tutti campioni, nessun gregario: troppi Re e pochi fanti”

quello che dobbiamo fare è imparare che non siamo tutti speciali, che non tutti “ce la faremo” e che non farcela non è una sconfitta ma la normalità. Dobbiamo imparare che lavorare insieme è meglio che lavorare per schiacciare gli altri.
La normalità non è il male, la normalità è normale: tentare di migliorare noi stessi e la nostra posizione è normale, lottare è normale, accanirsi e sentirsi migliori per partito preso no, non lo è.

Non saremo tutti qualcuno, no, ma se saremo consapevoli saremo anche felici. Ecco, la felicezza è l’unico fine da perseguire. Il resto sono dettagli.

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“Rischi e opportunità del Web 3.0”

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Rudy Bandiera

Divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding. Per la mia biografia, informazioni e contatti vai... alla pagina contatti ;)



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