Diciamo che hai vissuto tutta la vita in un paesello sperduto e tutto quello che avresti voluto fare era lavorare a Cinecittà; poi finalmente arrivi a Cinecittà, e adesso?
La spinta e l’ambizione sono evaporate insieme all’obiettivo, non resta altro.
Quando dedichi tutta la tua vita a un obiettivo finito e ci arrivi, non saprai cosa fare dopo, una situazione che spesso porta alla depressione.
Agassi voleva essere il più grande tennista mai vissuto e questa mentalità gli ha fatto “vivere gli altri” in relazione a come lo avrebbero aiutato a raggiungere il suo obiettivo, quando alla fine l’ha raggiunto, si è depresso.
Michael Phelps si era proposto di essere l’olimpionico con più medaglie della storia, e così è stato, arrivando ad essere definito il più grande atleta olimpico di tutti i tempi:
una volta raggiunto l’obiettivo si è depresso.
La maggior parte delle persone non si da obiettivi tangibili limitandosi a cose come “fare soldi” senza capire che fare soldi è una conseguenza di un obiettivo, ma i pochi che ci arrivano a volte finiscono non benissimo.
Quindi?
Trovate, per voi e per le vostre aziende, obiettivi raggiungibili, tangibili, relativamente vicini ed incrementabili all’infinito.
Tutte le aziende che vediamo come eccezioni, ad esempio Apple, Ferrari o Armani, giocano “al gioco dell’infinito” ovvero solo per vincere ma per cambiare, un cambiamento che loro stesse rappresentano.