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21 Luglio 2014

#PsycoIntervista a… sTen* di Francesca Ungaro

di Rudy Bandiera

Psyco Intervista a Stefano sTen Forzoni. Di Francesca Ungaro.

 

Per la seconda #psycointervista non ho avuto scelta: il protagonista è il primo che ha alzato la mano. E’ lui, Sten, scusate sTen*, Stefano Forzoni.

La prima domanda è d’obbligo: perché l’asterisco dopo il tuo nick? Mi diresti anche il perché delle quadre e della T maiuscola?
Ti ricordo che nelle #psycointerviste si deve usare poco il cervello, che non significa usare qualcos’altro, ma rispondere istintivamente, pensandoci poco.

Una volta deciso che potevo essere Sten ho voluto personalizzare il nick. Come quando entri in una casa nuova: devi metterci del tuo, se no non ha senso.
Le parentesi quadre rappresentano la mia curiosità per le equazioni di matematica e fisica. Regole precise e definite talmente lontane da come sono fatto io per cui, ecco, mi piacciono molto.
L’asterisco è l’eccezione, come se ci dovessero essere delle descrizioni in fondo per capire meglio. Solo che non ci saranno mai.
La T maiuscola dà senso di movimento.
Insomma, per me il nick deve avere una sorta di veste grafica.
Per il fatto di rispondere senza pensare stai pure tranquilla, ti rispondo da Amsterdam!

Ho iniziato a seguirti su Twitter solo per la tua bio. Uno che ti piazza lì “ognuno si droga con quello che ha” non può che far gola a una (ex) psicologa clinica.
C’è del genio, una volta stabilito il confine tra follia e genialità.
Oltre la birra – per la quale mi sa che al prossimo giro tocca a me – cos’è per te una dipendenza?
Pensi davvero di averne qualcuna?

La dipendenza è il totale non controllo di una sensazione.
Io sono dipendente da tutto quello che mi fa stare bene, e per farmi stare bene una cosa mi deve incuriosire.
Se sono incuriosito da qualcosa – qualunque cosa – ne divento dipendente e voglio strafarmene..
Ora come ora sono sotto con la danza classica, per esempio.
Ah, la prossima birra tocca me!

Toscano, vivi a Milano da 11 anni e non dichiari l’età. Strano è strano, ma sorvolo.
Ti chiedo, invece: che cosa ti va giù liscio di Milano e cosa ti riporterebbe in Toscana?

Di Milano mi piace il fatto che potrebbe essere una metropoli.
Si respira sempre quell’aria da Vigilia di Natale, come se da domani potesse diventare una grande città. Solo che non succede mai.
A farmi tornare in Toscana ci vorrebbe l’amore, ma l’amore muove tutto. Potrebbe anche farmi rimanere qui ad Amsterdam, se quando esco dall’albergo…
Capisci no?

Videomaking. Parliamo di come sai raccontare il mondo attraverso la tua macchina fotografica, della passione che c’è in ogni tuo scatto.
Cos’è che ami di più del videomaking?

Del videomaking mi piace il dinamismo che offre per farti raccontare le storie.
La verità è che tutti abbiamo bisogno di raccontare.
Con i video riesci a mischiare una narrazione visiva con una uditiva, a più livelli. Puoi far ridere o piangere e c’è un arcobaleno di emozioni che puoi toccare.

La tua capacità di comunicare è esplosiva, espertissima e leggera al tempo stesso. Certamente avrai pensato nella tua vita di diventare un regista, uno di quelli veri di Ollivud. Cosa ti ha trattenuto dal farlo?

Non c’ho mai pensato a Ollivud. I film, alla fine, sono solo dei mega racconti.
Più che fare film, mi piacerebbe fare spot: una comunicazione diversa, veloce, il geniale più che si può.
Ecco potrei fare il regista di spot a Cologno Monzese.

Tu che te ne intendi: è più facile stare davanti o dietro alla macchina da presa?

Sono tutti e due momenti complicati.
Chi sta dietro si immagina il risultato finale, chi è davanti deve capire ciò che vuole chi sta dietro. Più i due sono in sintonia più il risultato funziona ed è buono.

Tra tutte le testimonianze di chi ha lavorato e lavora con te, rubo le parole a Claudio Gagliardini: poliedrico, multitasking, ironico.
Comunicazione allo stato puro, capace di un’incisività virale e chirurgica.
Dunque. Sul chirurgico ci capisco qualcosa: per tutto il resto come fai?
Racconti anche a me il segreto del tuo successo e come fai a non esaurirti mai?

Non ho segreti.
L’unico trucco è quello di essere curiosi verso quello che capita e riuscire a raccontarlo come non ci si aspetta.
Mi impegno a guardare il mondo con gli occhi di un bambino di 10 anni. Niente preconcetti, pregiudizi, malizia. E’ così che si vede il bello intorno a noi: mi piace pensare che siamo ancora in grado di stupirci.
Ecco: io non mi esaurisco perché ho ancora voglia di stupirmi delle cose.

Rudy Bandiera

Divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding. Per la mia biografia, informazioni e contatti vai... alla pagina contatti ;)



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