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09 Luglio 2014

#Psycointerviste a … beh la prima è a Rudy Bandiera

di Rudy Bandiera

Oggi iniziamo con ste benedette Psyco Interviste. Circa una volta alla settimana la Dottoressa Francesca Ungaro farà una intervista “diversa” a un personaggio della Rete. Per diversa intendo… beh diversa ecco. Non sulle solite cose che riguardano Internet ma su tutto quello che sta dentro alle persone che Internet lo fanno e lo vivono.
Ovviamente il primo ho voluto essere io, e vorrei vedere :)

Psyco Intervista a Rudy Bandiera. Di Francesca Ungaro

Ciao Rudy,
ecco un’intervista diversa. Diversamente uguale perché ti pongo una condizione da rispettare nelle risposte.
Non sarà difficile e, per par condicio, ti è consentito infilare la #lovvotica dove ti pare: è certamente la soluzione migliore a qualsiasi interrogativo.
La condizione, però, è che non puoi pensare troppo prima di rispondere, anzi non devi pensare affatto. Qui non si usa il cervello, vince la pancia e vale la prima che hai detto.

Ci stai?

Si!

Allora, pronti e via!
Alla data odierna hai 24.000 follower su Twitter. Facebook ti impedisce di aggiungere amici, perché sei già a 4.999 e devi cancellare i “meno amici” per far posto ai nuovi.
Su G+ ne hai più di 15.000 e qui mi fermo: vivo in un paese di 3.000 anime gattini compresi e potremmo essere tutti una tua succursale.
Mi viene da chiederti, però, quand’è che scatta per te l’amicizia vera? C’è qualcosa che ti disarma (Magnifiche a parte) in una persona, tanto da volertela tenere stretta?

Bella domanda. Cito un pezzo del mio libro, dove penso di avere espresso quello che penso in modo eccelso. Non che sia eccelso quello che dico, solo l’ho detto bene ;)

Nella vita reale il termine “amico” ha un valore straordinario, evocativo e potente: l’amicizia è un vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima. Amicizia profonda, pura, disinteressata.
Il disguido sta nella parola, nella definizione che il social modifica e deturpa: è ovvio che non possiamo avere rapporti di amicizia, vera amicizia, con 5.000 persone ma, visto che queste persone sono definite “amiche” dai nostri social, allora ci scervelliamo per capire se sia possibile andare d’accordo con tutti, o cerchiamo strade per rapportarci con tutti in maniera “sana”, o inventiamo teoremi per mortificare o esaltare il numero importante di contatti che erroneamente chiamati amici.
La sola verità è che la parola “amici” ha un valore che sta completamente al di fuori dei social, e se ci sta dentro deve essere corroborata da qualcosa che accade o è accaduto fuori.
I contatti Facebook NON sono amici. Cambiando il presupposto principale, il ragionamento muta direzione e diventa altro su cui, possiamo ricominciare a ragionare.

Sai cosa mi disarma davvero? La sensibilità altrui. La sensibilità è la chiave per molte cose bellissime.

Hai sempre giustamente sostenuto che più si è popolari più si hanno detrattori, ma anche che la risposta migliore è non raccogliere mai le provocazioni.
Mi dici ora – scherzi a parte – qualcosa che non ti piace proprio che ti venga detto? Tipo che la salama da sugo alza il colesterolo o che la zeta è la migliore lettera dell’alfabeto.

Si vede che sai quali domande fare eh! Allora, ci sono diverse cose che tollero con fatica, ma cerco di essere tollerante verso quello che non tollero, perchè è il mio lavoro. Potrei dire che non tollero i razzisti o gli xenofobi o i razzisti ma in realtà sono talmente idioti che mi fanno schifo e non ci penso.
Quello che fatico a reggere sono i supponenti e gli arroganti, che spesso si uniscono in una unica persona. Quelli che pensano di essere più furbi di te o di tutti, che pensano di doverti sempre insegnare qualcosa. Ecco, a quelli faccio fatico a resistere. Ma ci sto provando, con grande fatica, a cambiare.

Tu sei bravissimo a driblare e “miglior tacer non fu mai scritto”.
Rimane il fatto che ci sono delle corde che, se mal toccate, fanno saltare i nervi.
La gente con cui interagiamo suscita inevitabilmente delle emozioni dentro di noi. Palesi – consapevoli – o meno che siano.
Esistono delle emozioni che tu, Rudy, fai un po’ fatica a gestire?
Se mi svicoli sulle scie chimiche non vale: non siamo ancora certi che siano scientificamente provate. Forse, però, per te potrebbe essere improponibile “non essere come sei”, quindi l’emozione Autenticità-Falsitudine.

Ho imparato, o sto cercando di imparare, a resistere alla tentazione di mandare a fare in culo abbastanza spesso. Anche con i clienti mi succede, ma mi trattengo perchè penso sempre che non ne valga la pena. Non perchè sarebbe brutto, ma perchè non mi farebbe stare bene. Il mio obiettivo è sempre e solo quello di stare bene, quindi faccio quello che presumo mi porti in quella direzione.
Se mi faccio titillare l’ego e litigo, poi sto meglio? No. Allora ok, sono io che devo cambiare e imparare a trattenere cose che mi porterebbero ad imbruttirmi.
Non sopporto, anche se ci sto lavorando, quando vengono dati giudizi su di me del tutto sbagliati, oggettivamente sbagliati, da persone che NON sanno nulla di me. Questo mi manda in bestia.

Nel tuo Evergreen [http://www.rudybandiera.com/regole-social-media-0709.html] insegni che, per essere letti, bisogna riuscire a mettere sul ridere almeno quattro cose su cinque. Far divertire.
Traspare il gusto e la competenza che hai per questo lavoro, ma traspare anche il tuo carattere innato, giusto?

Nel mio caso penso di si, ma non necessariamente in tutti. Voglio dire, per me condividere e fare sorridere è una pulsione naturale, lo sento porprio dentro. Io mi fermo in auto per scrivere una cosa che mi viene in mente in quel momento, perchè mi piace e mi fa stare bene (e torniamo li).
Poi con il tempo ho scoperto l’acqua calda, ovvero che ogni concetto, se appreso con il sorriso sulle labbra, viene impresso a fuoco nella mente. Quindi ho fatto uno più uno.

E’ facile far ridere e basta. Tu, invece, stimoli le riflessioni e ti metti in gioco: questo è sicuramente uno dei segreti del tuo successo. Sei magistrale.
C’è qualcosa che suggeriresti di fare a chi proprio l’autoironia non ce l’ha?
Io, per esempio, dico sempre che ad arrabbiarsi si fanno due fatiche: prima o poi te la devi far passare. E se ridi di te, gli altri smetteranno di farlo.

Per stimolare riflessioni si devono prima fare, e poi ci si deve scoprire esponendole. Non è facile e si espone, appunto, il fianco. Non tutti sono disposti a condividere perchè si scoprono le nostre lacune e le nostre paure e i nostri punti deboli.
Senza la paura di mostrare tutti i lati di noi, anche le mancanze, si crea l’empatia necessaria per lavorare su se stessi nei social media, quello che viene definito personal branding.
Ed aggiungo: noi siamo individui e in quanto tali poliedrici e complessi. Non ostiniamoci a fare vedere di noi solo un lato, tipo quello professionale, ma facciamoci vedere per quello che siamo davvero.

Ultimo ma non ultimo: ci si sente a casa con te. Come fai? Insomma, la #lovvotica com’è nata?

Urca…domandona. Sai cosa penso davvero? Penso che la frase più inflazionata al mondo sia “io sono come sono” oppure “sono come mi vedi”. Moltissime persone costruiscono su se stesse un “personaggio” ovvero un Io parallelo, un “come pensano di essere”. Formano delle sovrastrutture che li rendono diversi da quello che sono e simili a quello che vorrebbero.
Ecco quello che cerco di evitare: evito le sovrastrutture, mi analizzo di continuo, ammetto i miei errori e cerco di rimediare. In pratica mi piaccio, e credo che questo sia il primo passo per piacere agli altri.

Credo ;)

Rudy Bandiera

Divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding. Per la mia biografia, informazioni e contatti vai... alla pagina contatti ;)



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