Solo con questo titolo sono certo di attirare migliaia di insulti, specie dai professionisti del Web oltre che da tutti i professionisti di settore. Prima di improperiarmi, almeno per chi mi vuole bene, leggete vi prego… in fondo, il senso del post è nel titolo.
Prima di andare al punto diciamo che per quello che riguarda la pubblicità tradizionale il mantra è sempre stato questo, lo sappiamo tutti, tratto dal Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde se non sbaglio:
parlatene bene o parlatene male, basta che ne parliate
Il concetto è piuttosto semplice ovvero all’aumentare delle persone che parlano di un prodotto aumentano anche le persone che questo prodotto lo conoscono e di conseguenza, in alcuni casi, lo desiderano e lo comprano.
Ora, il sistema di pubblicità tradizionale è basato sull’interruzione, ovvero se guardi la TV arriva una pubblicità e ti interrompe, rompendoti i maroni così come accade per radio o anche sui giornali, per dire.
Questo accade anche su Spotify per esempio, o in molti sistemi free che stanno in piedi grazie agli enormi numeri sui quali possono contare.
Per capirsi, Repubblica si può permettere di interrompere la lettura anche se sappiamo benissimo che la gran parte delle volte chi è interrotto si scoccia, ma visto il numero enorme di utenti sappiamo anche che una percentuale, anche se minima, sarà colpita dall’ADV, o attratta o incuriosita.
Ok, questo è quello a cui siamo abituati, che sappiamo bene e a cui non facciamo nemmeno più caso, quello che sappiamo di certo meno è che questo sistema sta morendo.
Sta morendo per un motivo semplicissimo, ovvero che circa
I 2 terzi del mercato è influenzato da consigli personali. Oltre il 75% delle persone si fida degli altri.
Prendiamo per esempio TripAdvisor o Booking o addirittura Amazon e le sue recensioni certificate su acquisti effettivamente avvenuti: sono realtà che basano TUTTO sui consigli che persone danno per altre persone. Io mi fido degli altri anche se non li conosco.
Io mi fido delle persone. Io ascolto la voce delle persone, non dei brand.
Ok, ma se allora solo i brand ENORMI possono fare pubblicità tradizionale contando su enormi bacini di utenza tutti gli altri cosa possono fare?
Possono fare product placement
Il product placement è lo strumento attraverso il quale si pianifica e si posiziona un marchio all’interno delle scene di un prodotto cinematografico o televisivo a fronte del pagamento di un corrispettivo da parte dell’azienda che viene pubblicizzata. (wikipedia)
Io guardo il film Transformers e mi rendo conto che TUTTI hanno telefoni Nokia Lumia, di diversi modelli. Product placement.
Guardo una serie TV in cui tutti usano Bing come motore di ricerca. Product placement.
Guardo la serie “Le regole del delitto perfetto” e TUTTI usano tablet Microsoft Surface. Product placement.
E così via.
Perfetto, questo avviene anche online, anche se forse meno evidente perchè deve avvenire in modo leggero e semplice, deve avvenire in modo che il prodotto o il servizio sembrino davvero scelti dal veicolo del messaggio, o addirittura che SIANO davvero scelti.
La naturalezza online è TUTTO. Ci si vive, online, i social non sono un set televisivo.
Ok, torniamo al punto centrale del nostro discorso: se sono una azienda che vuole fare conoscere il proprio prodotto e noto che migliaia e migliaia di persone guardano il Francesco Sole di turno, per i suoi video e per le sue vicissitudini, non mi viene in mente che lui stesso possa essere il veicolo?
Lo stesso vale per personaggi come FaviJ che ogni volta che muovono un muscolo agitano milioni di ragazzi.
D’altronde abbiamo detto che le persone si fidano delle altre persone, e questi ragazzi vengono percepiti come amici
Arrivati a questo punto l’imprenditore che vuole veicolare un marchio dentro un video di uno di questi ragazzi, in modo del tutto naturale e quasi invisibile, cosa vuole avere sempre di più? Vuole popolarità, numero di persone:
la popolarità e il numero di utenti diventano un valore, non un valore assoluto ma un valore.
Se si riesce a controllare che la discussione che nasce attorno a un personaggio non sia SOLO negativa allora avremo un veicolo mostruosamente potente et incisivo.
Certo, se il nostro testimonial è un mafioso pentito allora no, di certo non va bene il “purché ne parliate” ma se il nostro personaggio è controverso e fa discutere, mantenendo accesi gli animi, allora si che va bene!
La discussione nasce dalla controversia, la controversia nasce da azioni connotate, le azioni connotate sono per gli audaci. Gli audaci sono VEICOLI.
Possiamo pensare quello che vogliamo di questi ragazzi che smuovono migliaia di persone ogni volte che sbadigliano, così come sono certo che sia tutto pianificato a tavolino, oltre certi livelli, ma sono anche convinto che il parlare molto di qualcuno o di qualcosa ne aumenti la popolarità (senza accezioni positive o negative) e quindi anche la capacità di penetrazione e di persuasione.
Morale, se siamo in grado di creare discussioni, siano essere positive o negative nei confronti di qualcuno o di qualcosa, stiamo generando popolarità e la popolarità, se incanalata con sistemi naturalizzati in base al canale sul quale ci si muove, è un valore.
Concludo con un aforisma sempre di Wilde che mi ricorda tantissimo una scena di The social network:
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.
Grazie a Gian Marco Cattini per avermi dato l’idea, lo spunto per questo post. Lov :)