Sappiamo tutti benissimo che Chiesa e mondo gay non sono mai andati d’accordo: da una parte le accuse di immoralità e dall’altra parte le accuse di bigottismo sono alla base di un dialogo che non si è mai creato per divergenze troppo ampie da sanare.
Io sono sempre stato dalla parte degli omosessuali e mai del clero, ma questa seconda parte per tutto quello che riguarda la “vita civile”, ma con rispetto verso le idee di tutti. Quando esse sono rispettose.
Bene, mentre in tutto il mondo si cerca di passare il messaggio che una qualunque forma di discriminazione è sbagliata in quanto tale e che qualunque reato dettato dalla stessa è aggravato, il cappellano dell’ospedale di Cona a Ferrara appiccica sul muro della cappella un richiamo a contrastare la legge contro l’omofobia. Nel volantino intitolato “fermiamo la legge contro l’omofobia” don Stefano Piccinelli scrive che l’eventuale legge sarebbe del “tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La proposta di legge sull’omofobia, pertanto, non merita di entrare nel nostro ordinamento”. (fonte)
Il volantino è stato ispirato al quotidiano on line cattolico “La Nuova Bussola Quotidiana”, dove alcuni passaggi fanno pensare moltissimo a Tomás de Torquemada, come quando si parla di omosessualità come di una grave depravazione.
Mi permetto di esprimere un giudizio: quando un cappellano si permette di esporre in un luogo pubblico un volantino che incita a bloccare una legge che punirebbe una discriminazione, qualcosa di profondo si incrina nel sistema.
Quando chi dovrebbe battersi, di default senza se e senza ma, verso OGNI tipo di discriminazione, senza badare alla forma ma solo alla sostanza, si comporta come Piccinelli, io mi sento ferito.
Come cittadino e come uomo.
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