Ultimamente mi capita sempre più spesso, soprattutto su Facebook, di leggere una sorta di ondata di nostalgia, da parte di un sempre crescente numero di persone, che non fanno altro che dire che rimpiangono i bei periodi andati e che “quello che fu” è molto meglio di “quello che è”.
La nostalgia per la giovinezza è endemica e presente da sempre in tutti quelli che giovini non sono più e deriva non tanto dal quanto si stava bene ieri ma dal fatto che
il rapporto con quello che è andato è, nel nostro cervello, sempre migliore rispetto a quello che è.
Ecco perchè si dice “carpe diem“: Orazio lo sapeva benissimo che il nostro rapporto con il presente e in particolare con il futuro, è PEGGIORE rispetto a quello con il nostro passato.
Il cervello lascia solo il meglio di quello che è stato, bonificando il resto.
Di fatto, quello che pensiamo essere stata la realtà è solo una percezione.
A questo aggiungo dell’altro: quando si pensa al nostro passato, agli anni della scuola per esempio, li si pensa sempre come “anni spensierati” ma in realtà non è per NULLA così.
Gli anni dell’adolescenza sono gli anni più travagliati della nostra vita: complessi, distratti, nichilisti, senza identità. Ripeto, SENZA IDENTITÀ.
Quando siamo ragazzi non sappiamo chi siamo e non è per nulla vero che siamo spensierati!
Da ragazzini siamo stati incoscienti, inconsapevoli ma MAI spensierati.
Il problema di interpretazione viene dai falsi miti che ci portiamo dietro, archetipi insensati che facciamo fatica a sradicare: nella nostra società consideriamo la condizione di incoscienza come una sorta di follia che ci libera dai vincoli e dalle regole e, siccome per noi la libertà è un valore, allora consideriamo la follia come la cosa più vicina alla libertà e quindi alla felicità che esista.
Anche questa, ovviamente, cosa assolutamente non vera.
La felicità sta dove esiste equilibro e l’equilibrio implica la più completa consapevolezza di sé, degli altri e del posto che si occupa nel mondo. In sostanza, identità.
Morale della favola, non è vero che da ragazzini stavamo meglio o eravamo spensierati, eravamo invece inconsapevoli, senza una nostra identità et incoscienti, dove per incoscienti intendo proprio male collocati in questo dannato mondo.
Avevamo pensieri ENORMI per quei tempi, anche se oggi ci sembrano stupidaggini e, in aggiunta a questo, il nostro cervello ci fotte facendoci ricordare solo le cose fike e lasciando nell’oblio tutto il disagio che tutti noi sentivamo dentro, in quegli anni.
Ecco, se adesso pensi che quello che leggi è tutto sbagliato sappi che è il tuo cervello che prova a fotterti: non lasciarglielo fare e sii consapevole che quegli anni sono stati fiki, ma non così fiki come sembra a te e che questi anni sono forse sfikati, ma non così sfikati come sembra a te. Almeno non in relazione a quelli che ti sembrano fiki, ecco.