Una riflessione sorge spontanea vivendo il mondo dei social, cercando di capirlo e di interpretarlo. Una riflessione che viene a galla ogni volta che faccio una lezione o uno speach o un seminario. La riflessione porta a una domanda che è la seguente: ma le persone perchè stanno su Facebook?
La risposta potrebbe essere sfaccettata, complessa, multiforme, antropologica, evoluzionistica, provocatoria, surreale ma invece no, non è tutto questo. La risposta è semplicissima, ovvero che la gente sta su Facebook per cazzeggiare.
Le persone sono su Facebook non per comprare o vedere pubblicità, ma per rilassarsi, divertirsi e farsi gli affari degli altri.
E su questo Facebook punta tutto: l’algoritmo relazionale EdgeRank premia le attività che, in un modo o nell’altro, tendano a scoprire delle parti di noi che sono più intime, segrete o semplicemente nostre.
L’EdgeRank sa tutto di voi perchè Facebook deve guadagnare, e se voi rimanete incollati al monitor perchè avete voglia di farvi i fatti degli altri o perchè vi volete divertire con persone a voi compatibili, per Facebook siete un potenziale visualizzatore di ADV, di pubblicità, di Facebook ADS.
Mentre accade tutto questo, questo dualismo tra le persone che frequentano il social che hanno come fine ultimo il cazzeggio mentre Facebook invece vuole portare a monetizzare se stesso, succede che le nostre vite siano sempre più permeate dal social e presenti, in ogni sfaccettatura, sul social.
Facebook non produce hardware (per ora…), non ha comprato aziende che fanno telefoni come tutte le altre big hanno fatto, non fa software per dispositivi mobili che non siano solo Facebook per dispositivi mobili: il social di Zuckerberg si occupa solo e soltanto di generare la vostra identità online a 360 gradi e di farvi interagire con il maggior numero di persone possibile.
Noi siamo Facebook. Facebook è noi.
Mentre le altre aziende big del panorama mondiale erano intente a creare tecnologie, o a comprarle, che fossero in grado di cambiare il modo di usufruire di un mercato, Facebook faceva -e fa tuttora- una cosa di una potenza straordinaria:
modifica i rapporti social tra esseri umani.
L’aggiungere amici è diventata una cosa del tutto normale, così come cercare i profili dei candidati prima dei colloqui di lavoro o prima, addirittura, di incontri “galanti”.
Il social network per eccellenza cambia talmente tanto i rapporti tra noi, tra gli esseri umani, che la parola amicizia muta completamente significato, facendoci perdere di vista quello per cui la parola stessa è stata concepita ed utilizzata.
Quelli che chiamiamo “amici” sui social, in realtà, semplicemente, non sono amici, anche se Facebook ci ha fatto credere questo.
(tratto da “Rischi e opportunità del Web 3.0“)