Le passioni sono quello cose sulle quali passeremmo tutto il nostro tempo ma non possiamo perché non sono il nostro lavoro e non ci riempiono il piatto a cena.
Da qui deriva che se fai un lavoro che è la tua passione non lavorerai mai tutta la vita e via così.
La “sfortuna” di certe attività è che puoi quantificare e misurare quanto tempo passi a giocare a differenza per esempio del Fantacalcio, che non è quantificabile con precisione.
Ho fatto questo esempio non a caso, perché credo che le dinamiche siano identiche ovvero le dinamiche da RPG, da Role Playing Game, del gioco di ruolo.
Nel Fantacalcio crei una squadra di fantasia ma con nomi reali e tutto il tuo fantacampionato si basa su quello che i reali fanno in campo, traslando il tutto nelle tue partite.
Devi sapere tutto: come stanno, se hanno male alle gambe, se fanno le feste, se sono in forma, se sono giovani o vecchi e ogni cosa che li riguardi.
È un gioco stratificato che, più impari e apprendi, più richiede di imparare e apprendere, più ti piace e ti appassiona.
Oggi, nel 2017, mi sono iscritto al sito di Bungie, la casa di produzione di Destiny, un gingillo acquistato da Sony per 3,6 miliardi di dollari. Non proprio una roba da ridere ecco.
Da quel giorno ho iniziato a giocare e ci ho passato qualcosa come 809 ore che, facendo due conti, sono 162 all’anno.
Allora mi sono chiesto: cos’altro ho fatto per 162 ore all’anno, a parte dormire e lavorare? Boh, forse sono stato a tavola per tutte queste ore, per cui posso dire che Destiny è stata, spannometricamente, l’attività che ha portato via più tempo alla mia vita dopo dormire, lavorare e mangiare.
Destiny è così, come il Fantacalcio.
Sembra un banale sparatutto ma gli strati che contiene sono molteplici e profondissimi e, come il Fantacalcio e tutte le altre passioni che portano via ore e ore di tempo, vive di community e di persone che si conoscono giocando o che cementano i loro rapporti attraverso il gioco. L’unica differenza con il Fantacalcio è che quando dei cinquantenni si ritrovano per fare le squadre si pensa che sia una bellissima cosa, quando dei cinquantenni si ritrovano per giocare ai videogame si pensa siano dei matti.
L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare, diceva George Bernard Shaw. Non specificava A COSA si debba giocare, l’importante è farlo.
Adesso mi faccio una partita.