Che c’entra la sensibilizzazione sul tema della “diversity” in un contesto simile?
Avete presente quando si dice che per la costruzione di un brand si deve passare per uno “scopo comunicativo” ovvero per un messaggio nel quale le persone si possano identificare?
La gente non compra quello che fate; compra il motivo per cui lo fate. E se parlate di ciò in cui credete, attrarre coloro che credono in ciò in cui credete voi, dice Simon Sinek.
Ecco, Bungie è l’azienda che sviluppa il gioco Destiny, un progetto da milioni di budget (pensate che nella prima versione è costato circa MEZZO MILIARDO di dollari di produzione, più di qualunque film mai prodotto) in cui sei un Titano, un Cacciatore o uno Stregone che deve liberare il mondo dai cattivi, sparandogli.
Che c’entra quindi la sensibilizzazione sul tema della “diversity” per un’azienda che fa videogiochi in cui razze aliene invadono la Terra? C’entra TUTTO perché Bungie non produce un videogioco ma crea relazioni.
“Creiamo mondi che ispirano amicizie. L’unione fa la forza e con le vostre imprese, sia nel mondo di gioco che in quello reale, non fate che onorare il nostro lavoro.
Siamo lieti di avervi tra noi. Grazie per aver scelto i nostri giochi. Siate buoni gli uni con gli altri”.
Questa è una delle loro ultime newsletter. L’unione fa la forza, siate buoni gli uni con gli altri.
Bravi, ‘sti ragazzi sono bravi.