Il mondo dell’automotive non è una barchetta da diporto che cambia rotta all’improvviso, è una gigantesca nave, è un transatlantico con un’inerzia spaventosa e con migliaia, anzi milioni di persone a bordo.
Questo è assolutamente un fatto: l’industria dell’automobile è il più grande indotto industriale del pianeta, con un numero spaventoso di persone che le girano attorno, quindi è fondamentale per l’economia di tutti i paesi perché moltissime aziende girano attorno a questo settore.


All’automotive talk di Roma di qualche settimana fa mi hanno invitato come presentatore dell’evento e a fare uno speech sul rapporto che hanno le giovani generazioni con l’automobile. Ho imparato diverse cose:
Ho imparato che in tanti hanno capito che devono darsi una mossa, perché il vendere auto come hanno sempre fatto non funziona più.
Ho imparato che in tanti non hanno capito che bisogna darsi una mossa e che pensano che il mondo dell’auto sia quello che è sempre stato e sarà sempre così.
Ho imparato che ci sono tanti professionisti affascinati dalla tecnologia e dalle nuove possibilità, senza averne paura e con la voglia di provare.
Ho imparato che sono tanti professionisti terrorizzati dal cambiamento con il panico di essere sostituiti e con una posizione di arrocco su ogni mutamento.
Ho imparato che alcuni vogliono capire i giovani.
Ho imparato che alcuni se ne sbattono dei giovani.
Il punto, signore e signori, è che non esiste un settore che in questi anni non sarà completamente ribaltato dalle tecnologie pervasive dell’intelligenza artificiale. Tutto quello che possiamo fare è cercare di capirle e utilizzarle ma, contemporaneamente. fare la cosa più importante di tutte: capire noi stessi.
Più la tecnologia imita la realtà, più ci costringe a interrogarci sulla nostra identità e, se riusciremo a capire davvero che cosa vogliamo come esseri umani, al di là del prodotto, del servizio, dello sconto, allora continueremo a vendere qualunque cosa vorremo. Ma dipende dalla nostra consapevolezza su chi siamo e quello che vogliamo.