La fregatura non è essere vecchi. La fregatura è non essere loro.

Il tema generazionale va di gran moda. Agli eventi si parla praticamente solo di generazione Z come se fosse l’unica che ha una qualche importanza all’interno delle dinamiche lavorative. Coccolandola, spiegando le loro necessità, raccontando cosa vogliono… senza mai farli parlare. Per fortuna, ogni tanto qualcuno si ricorda che esiste la generazione dei Millennial e le generazioni precedenti e che insieme formano la grande, grandissima maggioranza dei posti di lavoro di questo paese.
Ma ormai essere giovani è diventata una sorta di valore: viene trattato come qualcosa da inseguire per tutta la vita, come qualcosa di valoriale appunto, non come una condizione che va aldilà delle scelte personali.
Quindi vedo individui che inseguono il giovanilismo, senza mai fare pace con la propria età.
La scorsa settimana ho letto un’intervista a Caparezza, che tra l’altro secondo me è un dannatissimo genio, che mi ha fatto molto riflettere proprio su questo tema. In un passaggio diceva così: “Non voglio fare il giovanilista, ho cercato di fare un disco onesto che aderisca alla mia età. Così come trovo normale che uno di 50 anni non comprenda il linguaggio di un artista molto giovane. E quindi a loro dico “ti auguro San Siro, ma la tua roba non la capisco”. Sono contento di diventare vecchio, il segreto della vita sta nella pacificazione con la nostra età”.
Sono contento di diventare vecchio, il segreto della vita sta nella pacificazione con la nostra età.
Ho sempre sostenuto con forza che bisogna parlare di giovani ma soprattutto bisogna farli parlare e che non dobbiamo considerare l’essere giovani un valore ma semplicemente una condizione di passaggio.
Ho sempre sostenuto che non esiste una generazione migliore delle altre, ma esistono generazioni completamente diverse l’una dalle altre e che il dialogo tra persone di età diverse è la cosa più arricchente che possa esistere in un paese che cambia.
Ma penso anche che il diventare vecchi sia qualcosa di bellissimo se lo si interpreta per quello che è, ovvero una consapevolezza maggiore di sé e una saggezza che ti deriva da un’esperienza che a vent’anni non puoi avere. Oppure è ancora più figo e bellissimo se sei Robert De Niro o Al Pacino.