Abbastanza spesso, anche con toni che rasentano il sarcasmo, leggo commenti che vanno dall’incuriosito all’accanito nei confronti di una cosa che si chiama “personal branding“. Persone che definiscono il PB come l’ego-riferimento fatto sistema di comunicazione, mettere se stessi al centro di tutto. Ecco, io penso NON sia così.

Il nostro mondo ha passato un periodo storico completamente dominato da uomini che hanno, nel bene e nel male, cambiato la storia e da sempre leader potenti e carismatici hanno cambiato le sorti di popoli e paesi: nel secolo scorso si è attestato un modus operandi comunicativo conosciuto come culto della personalità, un modo di fare e di essere che ancora non si è estinto e che si contraddistingue per alcuni caratteri particolari.

Il culto della personalità è una forma di idolatria sociale che generalmente si configura nell’assoluta devozione a un leader, solitamente politico o religioso, attraverso l’esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità.

Per estensione, l’espressione può anche descrivere l’ossessione dei mass media nei confronti delle celebrità, o la gestione guidata dall’egocentrismo in un’impresa commerciale o industriale.

La gestione guidata dall’egocentrismo in un’impresa commerciale o industriale.
Questa è la parte che ci interessa. In pratica stiamo parlando di un modo di comunicare del tutto incentrato sull’ego di un individuo, su una persona. La ripetizione ipnotica di un’immagine, di una frase o di una foto che richiamino sempre e comunque all’attenzione verso l’ego di chi produce il contenuto.

Una spirale contenutistica al cui centro c’è sempre e solo lui/lei, una bolla dell’ego enorme e centripeta.

Il personal branding è altro ed è nel video di seguito :)

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