Ieri per la prima volta ho visto il simbolo del 5G nel mio telefono: mentre ero a Milano al Leadership Forum 2021, ascoltando personaggi del calibro di Marcel Jacobs e il mio idolo Paolo Nespoli, mi sono ritrovato a fare alcune riflessioni.

Jacobs ha fatto quello che ha fatto grazie a 3 cose: talento, lavoro, tecnologia.
Senza il talento è difficile fare il record europeo sui 100 metri e vincere due medaglie d’oro alle Olimpiadi ma senza lavoro è impossibile.
Senza tecnologia il lavoro sarebbe vanificato: Jacobs ha corso dietro a una macchina frangi-vento (detta “lo scudo”) così com’è stato riempito di sensori e scansionato in ogni suo movimento di ogni suo arto.
Gli è stata fatta la telemetria, si sarebbe detto una volta rispetto alla Formula 1.

Paolo Nespoli ha fatto quello che ha fatto grazie a 3 cose: talento, lavoro, tecnologia.
L’astronauta è, come l’olimpionico centometrista, una delle cose più meritocratiche esistenti: non si scherza, non ci sono connivenze o nepotismo. Il MERITO va avanti. Punto.
Ci vuole un talento e lavoro per fare quello che ha fatto Nespoli ma senza la tecnologia non sarebbe stato in orbita 313 giorni, non avrebbe fatto foto 4K magnifiche (alla faccia dei terrapiattisti) e non avrebbe sconfitto la massa maligna che gli ha aggredito il cervello.

Jacobs e Nespoli sono due fenomeni che hanno lavorato su se stessi, coltivato passioni, sogni e talenti, coadiuvati ed accelerati dalla tecnologia.

Il 5G è la nuova frontiera.
Internet of things, connessioni iper-veloci, passaggi di dati infiniti, immense quantità di macchine e di sensori collegati tra loro per darci la possibilità di inseguire un unico grande scopo comune: lavorare su noi stessi, coltivando passioni e talenti.

Alla fine al centro ci siamo sempre e solo noi, come specie e come pianeta.
La tecnologia non è che un prodigioso, magnifico, strepitoso e potentissimo acceleratore di noi stessi.

PS: chi riconosce l’immagine di sfondo del mio cellulare vince un mappamondo :D