I social media si sono trasformati da luoghi di confronto e condivisione a un luna park di contenuti plastificati, finalizzati SOLO a video brevi, creati da intelligenze artificiali, ultra processati, famelici di dopamina, ma poveri di sostanza-informazione-contenuto tuttavia…
Si sta iniziando a generare una reazione inattesa: la gente, finalmente, comincia a voltarsi dall’altra parte. Da uno studio del Financial Times su più di 250.000 adulti in cinquanta paesi, risulta che il tempo passato sui social ha toccato il massimo nel 2022 per poi calare con continuità, e non è una semplice sgonfiata post-pandemia. Parliamo di una curva precisa che negli ultimi dieci anni racconta di ascesa, picco, e poi fisiologica discesa, più evidente proprio fra chi passava più tempo online: giovani e giovanissimi hanno abbassato il ritmo, e anche tra gli adulti il tempo dedicato ai social è sceso del 10%.
L’essere social è diventato quasi anti-social: sempre meno persone postano, commentano, partecipano. Il gioco si sposta dal dialogo al semplice scroll, e le motivazioni positive come rimanere in contatto, scegliere come esprimersi, conoscere nuove persone, hanno lasciato spazio al bisogno di riempire il tempo.
Dall’intenzione alla compulsione, dall’human-to-human al video generato in massa. Tanto che oggi le nuove piattaforme, sotto la loro patina tecnologica, sembrano una parodia di quello che i social promettevano all’inizio: dal legame, dal confronto, siamo passati all’isolamento, alla distrazione, alla fuga dalla realtà.
E quindi? E quindi boh!
Il futuro della socialità digitale potrebbe essere schizofrenico, con una doppia personalità: da una parte ci lasceremo trascinare nel vortice infinito dello scrolling, dai contenuti generati a raffica dalle intelligenze artificiali e dall’altra la necessità di ritagliarci spazi umani, intimi, dove la connessione non è fatta di follower o algoritmi ma di facce vere, di voci che si ascoltano, di “gruppi ristretti” che riportano la socialità digitale a una dimensione quasi artigianale.
Preparati: la socialità non sarà mai più univoca, sarà fatta di scelte, di pause di qualità, di identità che si intrecciano fra il digitale e il reale. Credo… :)