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07 Aprile 2014

Fashion Desk: organizzare il mondo della moda italiana. #InnovazioneItalia

di Rudy Bandiera

Il progetto Fashion Desk ha vinto lo scorso anno il premio “Imprenditore 2.0” promosso da Resto del Carlino, IBM e Unicredit. Si tratta di una sorta di “plancia di comando” attraverso la quale guidare le funzioni fondamentali dell’azienda. Applicativo in cloud rivolto principalmente ad aziende di moda, ha nell’area B2B dal forte impatto grafico, nella Business Intelligence (valore dei big data) e in una sorta di “light CRM”.
In pratica il software da la possibilità di organizzare e di seguire il cliente passo passo, come ci dirà Marco Biancalani che ho voluto sentire proprio per questo progetto.

D) Ciao Marco e grazie per il tuo tempo. Vuoi fare una tua breve presentazione e dirci che ruolo occupi nel progetto?

R) Insieme ad Ilaria Sabbatini sono l’ideatore e il responsabile del progetto. Nel dettaglio, io mi occupo più dello sviluppo della parte di front-end, lei dell’area di back-office e business intelligence.

D) A quali domande rispondete? Dacci dei perchè. Spiega in modo semplice di cosa si tratta, come se lo dovessi spiegare ad un anziano… come me.

R) Abbiamo pensato al progetto Fashion Desk per rispondere ad una serie di esigenze che avevamo riscontrato nel corso degli anni nelle piccole e medie imprese italiane nel settore della moda: consolidamento di un rapporto diretto con il punto vendita, necessità di tenere online e sempre aggiornato il catalogo dei propri prodotti, area B2B grafica oltre la semplice “raccolta ordini”, presenza sul web costante e non sporadica, storicizzazione delle informazioni, analisi dei dati. In generale, rispondiamo alla domanda di molte aziende di trovare un partner affidabile che possa guidarle nel variegato mondo internet, oltre al classico “amico-che-fa-i-siti” (benché a volte nel nostro percorso professionale quegli amici siamo stati noi…)

D) A chi vi rivolgete?

R) Alle piccole e medie imprese del settore moda, in particolare a quelle di pronto moda (oggi chiamato anche “fast-fashion” o “ready to wear”). Queste aziende sono capaci di generare fatturati davvero interessanti proprio per il loro stesso modello di business, che presenta minori rischi per il negoziante specie in momenti di crisi come questo. In Emilia abbiamo un polo importantissimo di fast-fashion: il Centergross di Bologna, all’interno del quale ci sono diverse aziende nostri clienti che utilizzano Fashion Desk. Spesso queste aziende per loro stessa natura corrono molto e analizzano meno di quanto potrebbero o dovrebbero: ecco, noi cerchiamo di mettere un po’ d’ordine, in modo poco invasivo.

D) In che modo veicolate il progetto? Avete un piano di ADV, con il passaparola, con i piccioni viaggiatori? Come fate sapere al mondo che esistete?

R) Il nostro “piccione viaggiatore” è Roberto, che si occupa dello sviluppo della rete commerciale. Il lavoro si svolge attraverso un metodo preciso: dal tradizionale censimento aziende e relative telefonate (incredibile quanti pochi “vaffa” riceva… mi chiedo come fa…), all’invio di newsletter su argomenti specifici per andare ovviamente alla condivisione di contenuti sui social network. Abbiamo un profillo twitter (@Fashion_Desk) che cinguetta un po’ di tutto, anche se i ritorni più interessanti li abbiamo avuti tramite LinkedIn: questo probabilmente perchè Fashion Desk non è un’ app o un prodotto rivolto ai privati, ma ha una fortissima connotazione “business-to-business”.

D) Chi fa parte della partita? Quanti siete, chi siete e come siete strutturati? No, non sono della DIGOS ;)

R) Sembri piuttosto il doganiere di “Non ci resta che piangere”… Siamo tre soci, un commerciale, due/tre programmatori e un sistemista, che non guasta mai se si guasta qualcosa. Un fiorino!

D) Presumo avrete intenzione di guadagnare dal vostro lavoro di intelletto: se sl da quando? E in che modo?

R) In realtà grazie a Dio ci stiamo già guadagnando qualcosa. Mantica non è una startup, non è nata da nessun incubatore d’impresa ma dal lavoro e dai sacrifici, soprattutto economici, miei e di Ilaria. Grazie anche agli insegnamenti imprenditoriali del terzo nostro socio Mauro (imprenditore con 30 anni di esperienza nel settore fieristico) siamo sul mercato dal 2009. Il modello che proponiamo per Fashion Desk è paragonabile a quello di un “agente virtuale”: non prendiamo soldi alla sottoscrizione del contratto, ma un’ umana percentuale sulle vendite fatte attraverso l’area di e-commerce B2B del sito. L’investimento in pratica si fa in due: questo genera minori barriere d’entrata sia per noi nei confronti di potenziali nuovi clienti, sia per loro nel presentare un servizio web competitivo e affidabile. L’idea è parsa interessante anche a una commisione formata da IBM, Unicredit e Il Resto del Carlino, che nel 2013 ci ha conferito il premio “Imprenditore 2.0” per la migliore idea innovativa sul territorio bolognese.

D) Che cosa manca in Italia per poter sviluppare idee competitive?

R) Purtroppo sembrerebbe nulla. Dico purtroppo, perchè quando si dice così i problemi sono molti e di non facile soluzione. Nonostante lo spirito e la passione debba venire dall’individuo senza lamentele a priori, è necessario che chi ci governa faccia la sua parte: semplificazioni, minor burocrazia, minor pressione fiscale solo per dire quello che abbiamo sotto gli occhi. Oltre a questo, mi piacerebbe vedere una sorta di ecosistema in cui PMI, Università e Vendor lavorano in spazi fisici quasi comuni, in una sorta di… “fab-capannoni”!! Magari un modello del genere da qualche parte esiste…

D) Che cosa abbiamo in Italia che ci permette di creare idee competitive? Quali sono i vostri quid?

R) Abbiamo i cervelli, e questo non è poco! La creatività e l’intuizione davvero non ci mancano, anche nella tecnologia: non tutti sanno che il primo PC è stato inventato all’Olivetti e che dietro l’algoritmo di Google c’è un professore italiano. Abbiamo anche una classe imprenditoriale che capisce il valore dell’automatizzazione dei processi, perchè solo se le macchine fanno il lavoro ripetitivo l’uomo può svolgere quello intelligente. Per questi valori non cambierei l’Italia (e in particolare il territorio in cui operiamo) per nessun paese al mondo. Peccato che i “se” e i “ma” espressi sopra son siano di poco conto…

D) Fai un appello. Che sia qualcosa che vuoi chiedere, come soldi o aiuto, oppure qualcosa che vuoi dire, come mandare tutti a quel paese oppure benedire tutti quanti.

R) Nè richieste nè benedizioni, ma una citazione dal libro “Cambiamo Tutto” di Riccardo Luna: “E’ vero che oggi fare innovazione non è semplice, ma fra dieci anni non voglio guardare negli occhi mia figlia e dirle di non averci provato perchè l’economia non girava o chi il governo era sprecone e incapace”. Chiedo venia se non ho citato alla lettera: da quando ho inziato a prestare quel libretto rosso a partner e collaboratori difficilmente mi è tornato fra le mani. Appunto, un appello per chi ce l’ha: si chiama Pietro, eh.

Di seguito i riferimenti online per saperne di piy, e grazie a Marco Biancalani
www.manticasolution.com

Se vuoi proporre la tua idea o progetto o startup o quello che hai in testa, leggi la pagina con le modalit` ed il semplice regolamento di #innovazioneitalia

Rudy Bandiera

Divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding. Per la mia biografia, informazioni e contatti vai... alla pagina contatti ;)



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