“Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da tutti noi. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini e donne fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro.”
Karl Popper non sbagliava un colpo, a mio avviso. Se c’è una e una sola cosa del tutto aperta è il futuro: il solo fatto di mettere in discussione questa frase tende a rendere il domani meno aperto.
Il fatto è che ci dobbiamo credere tutti quanti: se iniziamo a dire che il futuro NON è aperto, beh allora non lo sarà.
Se abbiamo capito e siamo responsabili va da se che il futuro dipende da oggi e da noi, non abbiamo scuse.
Pensando a queste parole di Popper sono stato felice di accettare l’invito di Eni, Codemotion e Maker Faire al Polihib di Milano dove ho assistito al primo hackathon sull’energia solare della storia! Si si, sembra una roba da fantascienza ma giuro che è così.
Un hackathon è un evento al quale partecipano, a vario titolo, esperti di diversi settori e tra le finalità vi sono obiettivi didattici e sociali, come in questo caso dove si è cercato un nuovo modo di imbrigliare il sole e trarne il massimo vantaggio, in ogni condizione e situazione.
Ragazzi, ho visto cose FIKISSIME! A parte le facce stravolte dei partecipanti che non hanno dormito per 24 ore per portare avanti il loro progetto, quello che hanno tirato fuori è strabiliante: colture idroponiche, ovvero piante con radici libere che possono crescere ovunque, annaffiate et alimentate da pompe solari.
Tunnel di luce, ovvero dispositivi in grado di portare la luce del sole dove non è possibile che arrivi, come cantine e sottoscala, oppure interruttori per accendere e spegnere la luce che NON hanno bisogno di scassi e lavori in casa per essere installati! Un sogno per uno come me che l’ultima volta che ha bucato il muro ha anche bucato un tubo.
Poi tanti progetti come le tende auto-alimentanti per chi viene colpito da cataclismi naturali, gli ombrelloni che accumulano e smistano l’energia solare.
In questi ragazzi ho visto ardere il sacro fuoco della passione. Ci CREDONO.
E non è che ci credono perché sono creduloni ma ci credono perché amano quello che fanno e sentono di poter fare qualcosa di bello, utile e sostenibile per tutti.
Non ho imparato molto da questa giornata per via di quello che ho visto ma ho imparato molto per via di quello che ho sentito. Datemi un manipolo di questi ragazzi e il mondo ha il futuro assicurato :)
Ci tengo anche a precisare un concetto che per quello che riguarda un hackathon è FONDAMENTALE: l’hacking non è “piratare” ma conoscere, accedere e modificare un sistema: far uso di creatività e immaginazione nella soluzione di un problema. Senza dubbio il termine più abusato e frainteso della storia.
Di seguito il video che ha commosso il mondo intiero, il video live durante la premiazione dei ragazzi ;)
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