Le 2 lezioni di comunicazione e di atteggiamento di Paola Egonu e Gianluca Grignani.

Sulla pallavolista alta un metro e novantatré centimetri c’era grande attenzione perché nei mesi passati, e in conferenza stampa, Paola ha epitetato gli italiani come razzisti, raccontando storie di vita quotidiana tra l’assurdo e lo sconcertante.
Il punto è che se uno NON è razzista, come la maggior parte delle persone, si sente offeso dai racconti generalizzati della Egonu e, di conseguenza, s’incazza e parte prevenuto.

Nel suo monologo, invece, è stata equilibrata e ha raccontato di amore verso il SUO PAESE (non dimentichiamo che è italiana) e verso la maglia e verso il futuro di tutti noi, eliminando la generalizzazione.
Pfui, abbiamo tirato un sospiro perché parlare di gente cattiva è giusto ma se non lo sei e ti mettono in mezzo t’irrigidisci.

Grignani invece, non di certo un artista che ha fatto dell’equilibro la sua bandiera, si è comportato non solo da professionista ma da uomo saggio. Durante la sua performance ha avuto lo stesso problema di Blanco, ovvero voce troppo bassa in cuffia.
Invece di sbroccare ha fermato la baracca, si è scusato, ha spiegato il problema prendendosi la responsabilità senza darla ai tecnici audio ed ha detto “a 50 anni ho imparato come si fa, a 20 non avrei saputo come reagire”.
Cioè, non solo ha ammesso un suo errore scusandosi, ma non ha denigrato chi quell’errore non l’ha saputo gestire. Si è comportato da Signore.

Comunicare è la cosa più difficile al mondo perché ogni cosa, ogni gesto, ogni parola può avere mille valenze: in base al contesto, alla situazione, da dove si comunica e chi lo fa.
La forma è contenuto, diceva qualcuno prima di me.