Educazione civica digitale nelle scuole: servirebbe solo ai ragazzi o anche ai prof?
Il 26 aprile alla Giuseppe Bondi Arena (il Palazzetto dello Sport di Ferrara, 3.504 posti a sedere, per la cronaca) terrò un evento/show in cui parlerò ai ragazzi del liceo Ariosto di cyberbullismo, di rischi e di opportunità della Rete e dei social.
È una cosa che faccio da tempo, piuttosto di rado ma con platee sempre importanti e in posti bellissimi (a maggio 2022 l’abbiamo fatto al Teatro Abbado di Ferrara) ed è senza dubbio la cosa più bella che io faccia per lavoro, la cosa più emozionante.

Ogni volta che mi trovo davanti a centinaia o migliaia di ragazzi sento l’energia scorrere, fluire dentro di me come un torrente di montagna: fresca, agitata, incontenibile.
Ma la domanda che mi faccio è sempre la stessa: chi avrebbe più bisogno di attività di questo tipo? Gli adulti o i ragazzi?
Certo, non parlo dei prof che tra mille difficoltà mi chiamano per fare queste cose perché sono senza dubbio professionisti illuminati che hanno a cuore i ragazzi e che, senza atteggiamenti luddisti, capiscono che esistono dei rischi ma anche delle opportunità; tuttavia, quanti sono gli adulti (fuori e dentro la scuola) che avrebbero bisogno di capire certe dinamiche social?
Il fenomeno dei leoni da tastiera non è di certo legato ai teenager e il fenomeno del bullismo nasce dal fatto che spesso i ragazzi sono lo specchio degli atteggiamenti dei genitori.
Una volta a scuola si studiava educazione civica e per me era una cosa bellissima, perché permetteva a delle giovani menti di plasmare sé stesse nella consapevolezza di far parte di una collettività e non di un insieme di individualismi.
La cosa pubblica non è “di nessuno” ma “di tutti” così come i social non sono di nessuno ma di tutti.
Concetto che dovremmo riprendere molto seriamente alla mano.
P.S. Nella foto un ben noto #SelfieAllaRudy dall’evento di maggio di cui sopra. Sarà mia cura raccontarvi come andrà il prossimo :)