“Dobbiamo rompere la luna di miele tra i bambini e il digitale”. Giusto o sbagliato?

La neurologa Mouton e lo psichiatra Benyamina nel rapporto presentato a Macron, scrivono: prima dei 3 anni, divieto di tutti gli schermi, tv compresa. Tra i 3 e i 6 anni, tv e tablet autorizzati, ma solo in presenza di un adulto. Divieto di giochi connessi prima dei 6 anni. Niente telefonino prima degli 11 anni. Tra gli 11 e i 13 sì, ma senza connessione a Internet. Smartphone ammesso, sotto sorveglianza e con limiti, a partire dai 13 anni. Al liceo, niente social media prima dei 15 anni.

Le questioni su cui dobbiamo riflettere sono 2: se sia giusto e come procedere.

Giusto?
La presenza di passeggini con cellulari inseriti in supporti di fronte agli occhi di bambini di 2 anni è un chiaro segnale di un nostro errore. La commissione degli esperti si dichiara esterrefatta dai numerosi trucchi cognitivi impiegati per “rinchiuderci” negli schermi, controllarci e sfruttarci a fini di lucro. Poiché è evidente che le piattaforme persisteranno in questa logica e che molti genitori non sono in grado di gestire la situazione, è fondamentale individuare protocolli comuni per affrontare il problema.

Come?
Eh, qua la cosa si complica. Esistono già normative quadro a livello europeo, come il Digital Services Act, e soprattutto perché l’attuazione delle raccomandazioni dipende in ogni caso dalla vigilanza dei genitori. Come avvenuto con il tabacco, è necessario trovare una soluzione, ad esempio attraverso l’identità certificata (il che varrebbe, a mio avviso, anche per gli adulti); tuttavia, per molte di queste “norme” è indispensabile il ruolo dei genitori. Ed è qui che emerge la criticità principale.

A mio avviso, abbiamo abdicato all’educazione dei figli, delegando tale responsabilità ai dispositivi. Dobbiamo legiferare, arginare, stabilire delle regole e, prima di tutto, è fondamentale che noi adulti cresciamo e maturiamo altrimenti è tutto inutile.