Il “fallimento” di Alexa dimostra che i dati NON sono oro. È come il piombo senza la pietra filosofale: rimane un metallo pesante che non vale nulla.
L’assistente personale di Amazon, ormai in tantissime case in tutto il mondo, viene utilizzato UN MILIARDO di volte a settimana dagli utenti per chiedere informazioni di ogni tipo, dalle news alla musica al meteo, ma queste interazioni elementari non sono monetizzabili.
In pratica Amazon non riesce a coprire i costi degli investimenti molto elevati, dovuti allo sviluppo dell’intelligenza artifiziale.
L’idea originale di Alexa fu di Bezos, che si ispirò al computer di bordo della Enterprise, l’astronave della serie televisiva Star Trek sulla quale, tuttavia, non c’era bisogno di un modello di business per funzionare.
Secondo le fonti di Business Insider, l’unità Worldwide Digital di Amazon, che include Alexa, i dispositivi Echo e il servizio Prime Video, ha registrato perdite per 3 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2022 e potrebbero arrivare a 10 miliardi in tutto il 2022.
Ho scritto “fallimento” tra virgolette perché non penso che Amazon vada a gambe all’aria a causa di Alexa, ma penso anche a tutti coloro che dicono “Alexa è in tutte le case a prendere dati, da lì arriva il guadagno”. Eh no, non è vero.
A parte quelli convinti che serva per spiarci o per passare le nostre info ai servizi, cosa sulla quale soprassiedo e non mi soffermo nemmeno, quello che è mancato nel progetto è un modello funzionante partendo dal medio periodo.
Come riportato su un documento interno in Amazon il concetto è semplice: “vogliamo fare soldi quando le persone usano i nostri dispositivi, non quando li comprano” e in questo caso la cosa si complica.
I dati non SONO oro ma DIVENTANO oro nella misura in cui si possono fare diventare qualcosa di prezioso come il piombo con la pietra filosofale. Sta a noi trovare la chiave perché i dati da soli sono solo rumore.