Comunicando bene non c’è il rischio di riuscire a vendere prodotti mediocri ma raccontati meglio di prodotti buoni ma raccontati male?
Questa domanda mi è stata posta durante una giornata di formazione a 150 ragazzi della provincia di Fermo, da qualcuno che -giustamente- si fa degli scrupoli “morali” sulla comunicazione.
Comunicare è uno strumento potente, la narrazione è un veicolo efficace per passare messaggi e per far innamorare tutti di qualcosa e sì, può essere anche usata “male” (in quanto strumento) ma…
Ma il punto VERO è che non dobbiamo pensare alla comunicazione come a qualcosa di staccato dal prodotto/servizio, ma di unito e fuso con esso.
Se il prodotto è buono ma non viene comunicato bene allora NON è un buon prodotto.
Dobbiamo avere il coraggio e la lucidità di vedere la comunicazione non come “teatro fine a se stesso” ma come parte di quello che vendiamo, e come dobbiamo imparare a migliorare il nostro prodotto (necessario in un mercato competitivo), lo dobbiamo fare anche per la comunicazione: la dobbiamo “imparare”.
Se ho il prodotto migliore al mondo ma non lo so comunicare allora, di fatto, non ho il prodotto migliore al mondo e se piango perché vengono venduti prodotti peggiori del mio allora devo migliorare il prodotto, nella sua comunicazione.
A questo aggiungo un fatto per nulla banale: chi comunica ha un ENORME potere e se ne deve assumere le responsabilità. L’etica è sapere la differenza tra ciò che si è in diritto di fare e ciò che è giusto fare. (Potter Stewart)
Il nostro fine non deve essere fare i soldi ma rendere il mondo un posto migliore. I soldi ne saranno la felice conseguenza.
Sono un docente, divulgatore, consulente e TEDx speaker: insegno a persone ed aziende a non avere paura del digitale e a viverlo come un’opportunità, sia personale che di business.
Ho scritto 3 libri su tecnologia e digital: Web 3.0, Digital Carisma e Condivide et Impera.
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