3 anni fa erano tutti SEO. 2 anni fa erano tutti social media qualcosa. Oggi sono tutti influencer.
Ormai la parola influencer è usata da tutti, tutti i giorni e in ogni contesto, spesso senza sapere bene che cosa voglia dire. Facciamo un test: se io vi dico di rispondere alla domanda secca “che cos’è un influencer?” l’80% di voi dice “ehm…. Uno che influenza”. Il 20% dice boh.
Come direbbe il mio socio… grazie graziella. Quindi, una persona che influenza un’altra persona è un influencer? No, direte voi. Giusto, ma quindi questo influencer quali caratteristiche dovrebbe avere per essere considerato tale?
Ovviamente la risposta è molto più complessa di quello che possiamo pensare, per questo su tutto questo mondo ho scritto un libro con Mondadori che uscirà il 16 di maggio (spoiler) ma per semplificare moltissimo in un post dal titolo “Il Principio dei 3 fattori di influence: definire, individuare e misurare un influencer” ho definito alcuni parametri per poter attribuire la definizione di influencer.
Fattore 1: reach o copertura o, se vogliamo, popolarità
Quante persone ci leggono.
Fattore 2: i canali di comunicazione
Quali sono i canali in cui produciamo contenuto
Fattore 3: engagement
In quanti reagiscono a quello che facciamo (e come reagiscono)
In un post su Buzzoole dal titolo “Siamo online TUTTI per vendere qualcosa ma il Web non è un mercato: quindi?” dicevo che:
Noi NON siamo qua per vendere, siamo qua per costruire credibilità, fiducia, stima e reputazione. In una parola, un brand, e l’unico modo che abbiamo di farlo è passare attraverso le conversazioni e quindi le persone.
L’influence marketing, il personal branding, e tutto il mondo della persuasione passa attraverso questi concetti di relazione.
Ora, il Web NON è un mercato, noi cerchiamo di costruire una identità che poi ci permetta di essere credibili e quindi fare sì che gli altri possano essere influenzati da noi ma contemporaneamente non possiamo perdere la nostra credibilità parlando di prodotti come se fossimo un testimonial (altrimenti saremmo un testimonial, appunto, non un influencer).
In tutto questo s’infila Amazon, con il suo Amazon Influencer Program, ovvero un programma di affiliazione come l’affiliation program tradizionale, ma con la differenza che a scegliere chi ne farà parte, sarà Amazon stessa.
Cito:
L’Influencer Program, al momento in fase di beta testing, si differenzia dal già esistente programma affiliazione, il quale permette a tutti di aggiungere, al proprio sito, link e banner che rimandino ad Amazon e che, se il rimando porta a un acquisto, fanno guadagnare una percentuale del prezzo pagato dal cliente al possessore della pagina web su cui il banner è stato postato. Non è una differenza secondaria: per quanto riguarda l’influencer program, Amazon farà una ‘selezione all’ingresso’. (Fonte)
Tornando alla domanda iniziale, opportunità per tutti o setta di venditori di aspirapolvere?
Opportunità per tutti SI
In questo modo tutti avranno la possibilità di guadagnare sul proprio lavoro, anche se non si fa un mestiere che riguarda il digital. Se sei bravo, ti fai conoscere, ingaggi e riesci a creare contenuto interessante, lo puoi monetizzare.
Opportunità per tutti NO
Non è per tutti proprio perché il vaglio di chi ha la possibilità di utilizzare il programma, lo fa Amazon a suo insindacabile giudizio. Sempre di più sono le aziende che scelgono chi deve far vendere le aziende stesse, rendendo noi tutti schiavi di scelte che non ci appartengono.
Venditori di aspirapolvere SI
Con questo sistema non saremo più in grado di interpretare quando qualcuno parlerà con sincerità o per interesse personale. Non potremo capire se i nostri “influencer” di fiduzia, parlano a noi o parlano solo per vendere e prendere i soldini da Mamma Amazon.
Venditori di aspirapolvere NO
Sarà un modo ulteriore per scremare chi è un banale venditore e chi un influencer. Grazie a questo sistema sarà Amazon stessa a decretare chi è efficace nella vendita (sacrosanto, visto che vende SUOI prodotti) e sarà ognuno di noi che sceglierà che cosa ha senza fare comprare e che cosa no… per non perdere la credibilità che ci siamo guadagnati negli anni.
Come vedete, al solito, abbiamo un mucchio di rami che si diramano dallo stesso tronco e non esiste una verità assoluta, e non è che non esiste perché non la vediamo, non esiste perché sono cose troppo nuove, non codificate e non regolamentate, per poter dire come ci si deve comprare.
Le nuove regole di comportamento e di business, le diamo noi ogni giorno, in base a come consideriamo e giudichiamo le novità che arrivano et in base a come ci poniamo di fronte alle stesse. L’influencer marketing 5 anni fa non c’era e ad oggi esiste perché ci sono persone con una credibilità tale da avere fatto nascere il fenomeno. Il rischio è distruggere quello che si è costruito, ma d’altra parte l’opportunità è quella di monetizzarlo. Stiamo a vedere :)