Perché la digitalizzazione è così lenta nella cultura italiana?
Durante la presentazione dello studio “Musei pubblici, un patrimonio strategico per il sistema-Italia” al Forum “Cultura Italia”, il Ministro Sangiuliano ha enfatizzato il crescente ruolo del digitale nella valorizzazione dei musei.
I dati sono chiari: la digitalizzazione può portare ad un incremento dei ricavi fino al 66%
Eppure, nonostante questo dato straordinario, l’Italia ha investito in cultura solo lo 0,20% del suo PIL, rispetto ad altri paesi dell’UE.
Non Attualmente, solo il 45% dei musei offre servizi come prenotazioni, audio guide e bookshop, mentre solo un terzo utilizza video, touch screen e altre tecnologie emergenti. Solo il 27,5% è dotato di QR Code o di WiFi, meno di 1 museo su 5 mette a disposizione applicazioni per tablet e smartphone mentre solo il 22,4% è dotato di supporti multimediali.
Questa mancanza di integrazione digitale mostra come ci sia ancora tanta difficoltà nel fare un passo avanti e integrare la tecnologia all’interno della cultura.
Musei iconici come la Galleria degli Uffizi di Firenze e il Museo Egizio di Torino sono stati pionieri nell’adozione del digital. Tuttavia, il 37% delle istituzioni culturali italiane non ha nemmeno un sito web dedicato.
Spesso troviamo un atteggiamento sbagliato nei confronti del mondo digitale. Ogni novità viene subito tacciata con un “non se ne sentiva la mancanza” oppure come inutile o minacciosa. Questo atteggiamento pregiudiziale verso il digitale è in parte la risposta a questi dati.
La trasformazione digitale non è solo una possibilità, ma una necessità per restare aggiornati e al passo nel panorama moderno, il settore culturale italiano non è escluso.
