“Si continua a confondere la sicurezza stradale con l’esigenza dei comuni di fare cassa.
Disseminare una strada di autovelox, magari posizionandoli in modo poco visibile o abbassando improvvisamente e senza motivo i limiti di velocità, non equivale a garantire la sicurezza degli automobilisti, ma sembra più un comodo espediente per stangare i cittadini attraverso le multe stradali, ottenendo così risorse per ripianare i buchi di bilancio”

Queste le parole di Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, associazione no profit per la tutela dei consumatori, sul tema spinoso degli autovelox.
A mio avviso il tema è più semplice di quanto non possa sembrare, ovvero quale dovrebbe essere il fine degli autovelox? Far abbassare la velocità delle auto per garantire la sicurezza dei passeggeri e degli eventuali pedoni o ciclisti in zone urbane.
Bene, ma se i Velox non fanno abbassare la velocità perché sono posizionati, spesso, in zone poco visibili o con limiti modificati arbitrariamente, non si tutela la sicurezza di nessuno, né in auto né a piedi: non si tratta di una pratica finalizzata al bene comune ma di un agguato, semplicemente.
I Velox sono agguati per fare cassa. E attenzione, non ho mai pensato che non ci debbano essere strumenti per abbassare la velocità media, ma uno strumento come il Velox non l’abbassa e si riduce, ripeto, a un agguato per fare cassa.
La soluzione sarebbe un banalissimo Safety Tutor, come in autostrada: da quando sono presenti e lo sanno tutti, gli automobilisti tengono i 130 senza patemi, sapendo che possono accelerare per superare e poi tornare alla velocità precedente per stare “in media”.
Questo è uno strumento per la sicurezza VERA, che funziona ma in quanto tale di certo non fa cassa quanto i Velox.
Dobbiamo fare distinzione tra una tecnologia che fa qualcosa di legale ma del tutto inutile se non dannoso (Velox) o quando fa qualcosa di altrettanto legale e utile al fine che ci si è dati (Tutor).
Non è sempre detto che una cosa legale sia anche, per forza, giusta.