Stoppa il videogioco, connettiti alla vita!
Questo il claim scelto dal comune di Bologna per, cito, “la nuova campagna di comunicazione sul tema uso e abuso dei digital device e videogiochi, che in questi giorni animerà Bologna, attraverso l’affissione di manifesti colorati per tutta la città, che affronta il tema delle ludopatie e in particolare della dipendenza da videogiochi”.
Ovviamente, mi dispiace tanto dirlo perché capisco le buone intenzioni, siamo alle solite: si cerca di polarizzare invece di fare ragionare. E ci si riesce anche, con conseguenze piuttosto discutibili.
Ecco alcuni commenti che ho letto su Twitter in riferimento alla campagna:
“Il videogioco è espressione di socializzazione, inclusione in quanto consente anche alle persone con gravissime disabilità di poter muoversi con la fantasia.
Voi avete l’idea vetusta del videogioco come di un veicolo che porta all’#hikikomori.
Comune di #Bologna imbarazzante!”
“Iniziativa miope e diseducativa. Moltissimi educatori, come me, sono impegnati da anni a (di)mostrare il valore educativo dei videogiochi. Considerato che Bologna è la mia nuova città, e patria della più antica università occidentale, trovo tutto ciò avvilente.”
“Comprendo il buon fine ma ho qualche dubbio sullo slogan.”
“Demonizzare a livello generale un tipo di intrattenimento è esattamente quello che non si dovrebbe fare.
L’abuso esiste in tutte le forme e categorie e va sempre condannato.
La strategia migliore è formare e dare consapevolezza non “escludere” o “vietare” determinate attività.”
Il punto è sempre lo stesso: vediamo tutto come una dicotomia, come bianco o nero, come giusto o sbagliato. Siamo manichei in maniera imbarazzante, creando campagne del tutto inutili. Pensate che chi “abusa” di videogame (ammesso che capiamo i confini del suddetto abuso) smetta perché vede questa campagna?
C’è qualcuno convinto che polarizzando con degli STOP seguiti dal punto esclamativo si possa fare educazione e formazione?
Io non credo, penso serva soltanto a esacerbare gli animi e a far sì che ognuno si arrocchi sulle proprie decisioni senza andare da nessuna parte.
Spreco di tempo, energia, risorse. Peccato, occasione mancata.