“Chiediamo che il nostro Paese consideri il benessere psicologico diritto fondamentale dell’individuo al pari della salute fisica sia con l’introduzione della figura dello psicologo di base, ma soprattutto con una riforma sistemica che decostruisca i pilastri meritocratici. Non siamo più disposti ad accettare senso di inadeguatezza, depressione a causa delle condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance”.
A Ferrara, durante l’inaugurazione dell’Anno accademico, Alessandra De Fazio si è rivolta al presidente Mattarella con le parole -tra le altre- che hai appena letto.
Alessandra è il presidente del consiglio degli studenti di UNIFE e con questo discorso fatto nella “mia” città e finito sui giornali ha fatto grande clamore, perché ha riportato alla luce il profondo disagio giovanile vissuto dalle nuove generazioni.
Due brevi riflessioni, dicotomiche:
1- Alessandra nel suo discorso ha parlato anche della scuola come un diritto “gratuito e garantito dallo Stato per tutti” il che è sacrosanto.
Oggi la scuola NON è gratis e salendo di grado lo è sempre meno. Penso a mia volta che il nostro sia un sistema malato che baratta la persona per la performance e sono convinto che i “ricchi” siano agevolati in tutto, comprese le suddette scuole e le relative performance.
2- La De Fazio parla anche di “una riforma sistemica che decostruisca i pilastri meritocratici” e qua le cose si complicano perché se è vero che la scuola dovrebbe essere gratuita è altrettanto vero che una forma di meritocrazia debba essere alla base della crescita personale e professionale visto che la gratuità darebbe, per sua natura, a tutti le stesse possibilità.
Io non so se Alessandra ha ragione oppure no. Rispetto la sua opinione e il coraggio di mostrare le profonde ferite che ha riportato in questi anni ma penso anche che una società basata sull’uguaglianza e non sul merito sia destinata a fallire.
Le parole di Henri-Frédéric Amiel lo spiegano meglio di quanto non potrei fare io: “il principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sulla uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento”.
Dobbiamo fare attenzione a non barattare le persone con le performance così come dobbiamo fare attenzione a non barattare le performance con la mediocrità.