Non mi fiderei di Musk per dare da mangiare al mio gatto, figuriamoci per dirigere una grande azienda

Le parole che hai appena letto sono del premio Nobel per l’Economia Paul Krugman, sul New York Times, che ha parlato del crollo di Tesla e della crisi di Musk.

Scrive il buon Krugman cospargendo la penna di vetriolo: “È difficile capire cosa possa dare a Tesla una posizione di vantaggio a lungo termine nel settore dei veicoli elettrici” e conclude dicendo che gran parte della popolarità di Tesla derivava dalla percezione di Musk come un “tipo in gamba”, immagine che è svanita nelle ultime settimane.

Non possiamo dire che per Musk sia il momento migliore di sempre.

Per il Bloomberg Billionaires Index sempre Elon Musk avrebbe bruciato 200 miliardi di dollari in un atto, attestandosi nel Guinness dei primati come persona che ha perso più soldi in meno tempo.
Il patrimonio di Musk sarebbe sceso a 137 miliardi di dollari dopo che le azioni di Tesla nelle ultime settimane sono crollate, partendo da un patrimonio di oltre 340 miliardi di dollari.

Certo, non credo farà fatica a mettere il piatto a tavola, questo no, ma c’è un motto ferrarese che dice “An squasa foia, san tira vent” ovvero una foglia non si muove se non tira vento.

Se ci sono delle voci e i fatti corroborano queste voci forse significa che le voci sono fondate. Si è alzato il vento dalle parti delle gigafactory di Musk?