Se il cinema è un potente specchio dei tempi, Spider-Man mi ha fatto molto riflettere sul mondo di oggi, sulla vecchiaia e sulla saggezza.

Ieri sera al cinema ho visto “Spider-Man: No Way Home” perché sono un amante dell’ultimo reboot della saga in quanto ironica, simpatica, dinamica ma non sincopata. Una saga con diverse letture di cui una mi ha colpito particolarmente.

Nella prima saga diretta da Raimi (MITICO!) zia May era interpretata da Rosemary Ann Harris, una signora del 1927 che impersona perfettamente “la zia” come ce la possiamo immaginare.
Anziana (o addirittura vecchia), sposata felicemente, buona, saggia.

Poi la zia May nel tempo e nelle saghe è cambiata diventando, nell’ultima, Marisa Tomei, una bellissima donna nata nel 1964.Moderna, giovane, dinamica, con una vita privata vivace. Insicura ma decisa negli ideali, l’ultima zia May perde COMPLETAMENTE le caratteristiche della prima zia, diventando quasi una figura di sorella piuttosto che di “vecchia saggia”.

E la saggezza dov’è finita? La vecchiaia, perché è sparita?

In un mondo di politicamente corretto in cui tutti devono essere non solo rispettati ma anche rappresentati in film e serie (con giusta ragione, aggiungo, ma con situazioni che a volte rasentano il grottesco) l’unica figura evidentemente sacrificabile e che sparisce del tutto è quella del vecchio e di conseguenza, della saggezza.

Sembra che la vecchiaia sia diventata un fardello da accantonare, pare che la genitorialità debba diventare amicizia e che la saggezza sia una forma di “pedanteria” da evitare perché abbatte il ritmo.Francamente questo giovanilismo stucchevole e finto tollerante mi ha stancato. Voglio i vecchi perché esistono e sono fighi, voglio poterli chiamare vecchi perché l’età è un quid e voglio che la saggezza torni ad essere un valore e non un fardello.

Dovremmo far tornare di moda l’invecchiare, visto che se va tutto bene sarà il percorso di ognuno di noi.

O almeno mi piacerebbe fosse così.