Ogni settore necessita d’innovazione e più il settore è competitivo e più l’innovazione è necessaria.
Ci sono molti ambiti in cui è indispensabile innovare ma quelli creativi come la cucina hanno maggiori difficoltà nel farlo anche se ne hanno maggior necessità. Il motivo è che la cucina e il cibo SONO convivialità radicata in profondità e quindi “cambiare la cucina” è cambiare noi stessi.
Il “far da mangiare” è una parte culturale fondamentale in noi tutti, è quello che definisce chi siamo oltre a dove viviamo e se questo è vero in tutto il mondo lo è ancora di più in Italia.
A questo aggiungo che fare lo chef è una cosa estremamente tecnica: non ci s’improvvisa, ci sono dinamiche precise e non s’impara da un giorno all’altro.

Allo Stadio Olimpico di Roma insieme allo chef Cannavacciuolo, ho cercato di trasmettere un concetto molto semplice, ai partecipanti seduti nella tribuna Monte Mario: la tradizione la si rispetta innovando.
Innovare non significa distruggere quello che c’è stato ma partire da quello per creare qualcosa di nuovo e mai visto. L’innovazione non è necessariamente “invenzione” ma creare un cambiamento positivo nello stato di cose esistente o alterare l’ordine delle cose stabilite per far cose nuove.
L’innovazione di fatto non può essere separata dalla tradizione e questo vale in TUTTI i settori, particolarmente in quelli creativi.
Per essere innovatori, dobbiamo studiare la storia.