L’ultima campagna pubblicitaria Dolce & Gabbana per la Cina ritrae una ragazza -cinese, appunto- mangiare piatti italiani (pizza, spaghetti e un cannolo) con le bacchette, sotto i consigli di una voce maschile. Nell’episodio del cannolo (enorme e fallico, evidentemente) la voce maschile chiede alla ragazza: “è troppo grande per te?” con una chiara et evidente allusione sessuale che non è possibile sfugga a nessuno.
Riporto il video originale di seguito:
Visualizza questo post su Instagram
Se la cosa fosse finita qua avremmo di che discutere di una questione relegata all’ambito della comunicazione, ma così non è perchè, riporto Il Post:
Un popolare account di Instagram che si chiama DietPrada – considerato molto temuto dalle case di moda e che da anni ha un pessimo rapporto con Dolce & Gabbana – ha criticato aspramente la campagna, e ha pubblicato gli screenshot dei messaggi privati tra Michaela Tranova, una collaboratrice di DietPrada, e Stefano Gabbana. Tranova aveva chiesto conto a Gabbana dei video e aveva ricevuto in risposta da Gabbana una serie di messaggi a cascata in cui insultava la divisione cinese della sua azienda per aver cancellato i video dai social network cinesi, e la Cina in generale: «D’ora in poi dirò in tutte le interviste che faccio che la Cina è un paese di merda e che può stare tranquilla, viviamo benissimo senza di te».
Secondo Gabbana – che da tanto tempo usa Instagram molto e in modo molto disinvolto e poco istituzionale – i video erano immaginati come un tributo che mostra semplicemente la realtà della Cina: se i cinesi si sono offesi – Gabbana ha anche indugiato sul fatto che i cinesi mangiano i cani – sono loro a sentirsi inferiori, e non Dolce & Gabbana a essere razzista. Negli ultimi messaggi di Gabbana c’è scritto: «Cina Ignorante Mafia sporca puzzolente». In un messaggio rivolto a DietPrada, invece: «Pensi che abbia paura dei tuoi post? Ahahahaha».
Gabbana e D&G si sono difesi soltanto qualche ora dopo, mentre sui social network la storia arrivava ovunque, dicendo che i loro account erano stati hackerati, cosa che sembra piuttosto ritardataria e banale come scusa. Tipo quando si da la colpa allo stagista, per capirci, ma di fatto se sia stato hackerato o no non lo sapiamo, quindi dobbiamo concedere il beneficio del dubbio.
Risultato: la sfilata di Shanghai cancellata e Gabbana ha pubblicato un post dicendo che il suo account è stato hackerato e che non è stato lui ad insultare l’orientale colosso.
Ora, al di là di quanto possa essere accaduto in privato, tra Gabbana, i presunti ladri di account e instagrammer di turno, la pubblicità D&G è davvero volgare, volgare et offensiva.
Non possiamo arrogarci il diritto di essere, in quanto stilosi, migliori degli altri, così come non dobbiamo deridere le tradizioni di altri paesi perché quando lo fanno con le nostre c’incazziamo.
Non so se sia stato Gabbana a scrivere ma so che la campagna #DGLovesChina è qualcosa di comunicativamente sbagliato e ridicolizzante. Penso che, ripeto al di la del possibile furto di identità che fa da corollario a questa storia, ogni forma di comunicazione possa essere anche eccessiva e forte ma che debba anche rimanere nell’orbita della provocazione senza però scadere nella volgarità. C’è molta differenza tra provocare e ridicolizzare, temo.
Non credo sia più il tempo di “parlatene bene o male ma parlatene“: qua è stata cancellata una sfilata, Vogue Cina non li vuole più e perdono fatturato, di fatto. I tempi sono cambiati, i social hanno modificato le dinamiche.
[mc4wp_form id=”19714″] Oppure seguimi sul canale Telegram da qui: se lo preferisci alla newsletter :)
Sono un docente, divulgatore, consulente e TEDx speaker: insegno a persone ed aziende a non avere paura del digitale e a viverlo come un’opportunità, sia personale che di business.
Ho scritto 3 libri su tecnologia e digital: Web 3.0, Digital Carisma e Condivide et Impera.
Per sapere chi è Rudy Bandiera, informazioni e contatti vai alla pagina info
—
Le 7 regole per vivere online | TEDxBologna | Rudy Bandiera