Tutti parlano di storytelling ma la narrazione (perché di questo si tratta) non serve a NULLA se non ha uno scopo, se non passa un messaggio. Ci hanno infilato nella testa che dobbiamo darci degli obiettivi ma nessuno ci ha mai detto che dobbiamo avere uno scopo e, quello scopo, dovrà essere il nostro messaggio.
Guardando ai media in ottica di business e comunicazione, ci siamo sempre chiesti fino a che punto la narrazione fosse importante. Ci hanno detto che dobbiamo raccontare delle storie: sulla nostra azienda, su di noi, sui collaboratori, i dipendenti e sui valori.
Ecco, appunto, i valori: se non siamo in grado di passare un messaggio valoriale dentro alle nostre storie, allora le suddette non sono narrazione, non sono favole o storie ma sono esercizio linguistico.
La narrazione:
– deve far identificare le persone tra loro e con la storia, con particolari che facciano “vedere le cose con le parole”.
– deve essere schierata, si deve capire CHIARAMENTE quale sarà il messaggio di fondo, si deve capire se si è dalla stessa parte oppure no. L’ambiguità è ermetismo, non storytelling.
– deve sfruttare cardini sociali riconosciuti e riconoscibili, in cui tutti (o quasi) si identificano.
– deve infine, appunto, contenere un messaggio potente, una “morale” se così vi piace di più.
Tutto il resto non è narrazione o storytelling ma puro, estetico, creativo, brillante et inutile esercizio retorico.
Sono un docente, divulgatore, consulente e TEDx speaker: insegno a persone ed aziende a non avere paura del digitale e a viverlo come un’opportunità, sia personale che di business.
Ho scritto 3 libri su tecnologia e digital: Web 3.0, Digital Carisma e Condivide et Impera.
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