Saranno passati almeno otto anni.
Lavoravo in fonderia da circa sette e la vita era dura: gente strabiliante, avventure brillanti ma il lavoro faceva schifo. In quel periodo iniziò a lavorare nella fabbrica in cui ero io, tal Odillo Moro detto “Dodo”. L’operaio in questione aveva un passato calcistico spumeggiante: una brillante carriera in serie C, una meno brillante carriera in serie B ed una carriera brevissima in serie A. Tutto questo comportava il fare di lui un mito.
Il Moro era una brava persona. Ancora avvezzo ai vizi che non si poteva più permettere, dotato di un EGO decisamente tronfio, ma comunque una brava persona alla quale la vita aveva dato molto e poi tolto tutto a causa di un insieme di investimenti sbagliati.
Io lo tolleravo con fatica. Il fatto che fosse stato un calciatore professionista, non faceva di lui una persona migliore ai miei occhi e lo “giudicavo” per come era in quegli anni immerso in una realtà dura e difficile… alla quale non era abituato. Lui, in un modo o nell’altro, aveva avuto la sua opportunità e l’aveva sprecata: tutti gli altri, in quel posto caldo, non avevano avuto uno straccio di possibilità. Erano li, per un motivo o per un altro, e basta.
Ci si scontrava sovente io e Moro. Lui, uomo maturo e con una vita brillante alle spalle (alle spalle) ed io ragazzino abituato e perfettamente “colluso” con l’ambiente di fabbrica. Ricordo che era difficile sostenere il suo sguardo, come lo era contraddirlo, ma spesso, andando contro al mio stesso amor proprio e sfidandomi, gli davo contro… con rabbia e sicurezza ostentate che non mi appartenevano per niente. Mi odiavo ma non potevo farne a meno.
Equilibrio. Si chiama equilibrio la lama sulla quale camminavamo. Lo ricordo con perizia perchè per me fu tutto molto difficile: difficile affrontarlo, difficile impormi e difficile domarlo… fino ad una cena.
Ma siccome credo di aver perso il filo del discorso, e di sentirmi troppo stanco per continuare a raccontare la storia mi limito ad augurarvi la buona notte… o la buona giornata ;-)
è facile abituarsi bene, difficilissimo il contrario. nella vita non sempre le cose vanno bene per milioni di motivi che a volte esulano dalla nostra volonta’. ma viaggiare sopra le righe non fa altro che diventare odioso e tronfio agli occhi della gente. e a questo punto chi ti conosce ritiene la tua caduta una tua stronzata. ora aspetto il seguito. ciao belli