Ieri in mattinata mi sono recato per una appuntamento di lavoro in una Web agency del loco, una azienda piccola e dinamica di Ferrara nella quale lavorano due ragazzi, giovani ma molto svegli.
Imbraccio la mia bici elettrica, attraverso il bel centro storico ferrarese ed arrivo alla suddetta Web agency, ma quando mi aprono la porta sento un odore… un odore che non mi è nuovo. Odore di salame.
Subito penso, visto che sono le 11.30 del mattino un aperitivo a base di pane e salame non ci sta per niente male e visto che i due ragazzi di cui sopra non sono due rincretiniti, è probabile si siano fatti un salamozzo all’aglio alla faccia mia.
Invece no, quando entro in ufficio si scusano subito e mi dicono: “no guarda scusa Rudy, è che è andato via da poco un cliente che sapeva da salame…”.
Sapeva da salame? Ma come fa uno a puzzare/profumare da salame? Cioè è un insaccato e come tale andrebbe mangiato, e non cosparso sul corpo.
A meno che non abbia in mente di risolvere il problema del terrorismo seguendo i consigli del brillante StailUan (non è Obi Uan) che nel suo blog espone una interessantissima teoria sul come difendersi dagli attentatori:
“Come diavolo fai a fermare un kamikaze; uno che arriva da te imbottito di tritolo come un krapfen alla crema, incazzato come una bestia, che se di anni ne ha 30 sono 32 che gli dicono che i cristiani sono il male? E’ duretta. Oltretutto sto qua passa una vita medio-merdosa, non che le nostre magari siano sfavillanti, ma insomma gli viene promesso un paradiso carico di gnocca, gloria e onori e questo si fa saltare che è un piacere.
La mia soluzione è questa: ricopriamo tutti gli obiettivi sensibili di strutto.“

Quindi, con ogni probabilità, la persona che mi ha preceduto ieri era una di quelle contattate dal grafico friulano autore del post, il quale ha dato precise istruzioni: il salame va dato FUORI dal corpo, e non si deve mangiare altrimenti alza il colesterolo.