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03 Agosto 2010

Demolizione delle ciminiere dello zuccherificio SFIR

di Rudy Bandiera

Chi legge il titolo potrebbe anche pensare che non si capisce bene cosa ci sia da scrivere sulla demolizione di 3 ciminiere vecchie come il mondo, che stavano in mezzo ad un piazzale di un zuccherificio vecchio come il mondo.
Beh, di motivi per scrivere due righe ce ne sono diversi: il primo è che io sono un blogger di Ferrara e sono un blogger d’assalto, quindi mi piace essere il primo a parlare delle cose che riguardano la mia città, e quindi questa volta mi posso bullare di essere stato il primo a mettere online il filmato della demolizione, il cui video è stato ripreso sia dal quotidiano ferrarese Estense.com sia dal potente Il Resto del Carlino, entrambi molto corretti nelle citazioni. Per le citazioni non posso dire lo stesso per La Nuova Ferrara che non solo non mi ha citato, ha proprio prelevato il mio video, l’ha bonificato dalle mie note e l’ha fatto suo. Non proprio corretto, considerando che gli ho anche gentilmente scritto. Ma va beh…
Il secondo motivo che mi porta a scrivere ste tre cazzate è che io li, come in tutti i peggiori posti di Ferrara (come i peggiori bar di Caracas), ci ho lavorato.
Non vi voglio ammorbare, ma ve la racconto molto in fretta: era il lontano 2005, l’anno dopo che lasciai la fonderia e l’anno in cui passai per 4 lavori diversi che furono nell’ordine: facchino, lattoniere, autotrasportatore/magazziniere ed infine magazziniere “puro”.
Beh insomma, in quell’estate del 2005 ero in zuccherificio con la Carovana dei Facchini di Pontelagoscuro, tutte brave e rozze persone venute su a sacchi di zucchero da 50 chili sulle spalle, che mi avevano preso in estrema simpatia. Mi dicevano, che a differenza di un sacco di gente che arrivava in zuccherificio io “non ero il solito idiota” e francamente non so se avevano ragione.
Comune, sta di fatto che io un lavoro così pericoloso in vita mia non l’ho mai fatto, nemmeno in fonderia: ci si arrampicava sopra ad alte montagne si sacchi di zucchero, montagne alte anche 15 metri, montagne talmente alte che i muletti non potevano arrivare alla cima quindi si riportavano giù i sacchi con la gru… ma serviva qualcuno che li agganciasse, i sacchi.
Poi c’era il silo, silo ricolmo di zucchero che mi ha sempre terrorizzato e dentro al quale, dopo un paio di anni dal mio passaggio, è morto un ragazzo -del quale non faccio il nome per correttezza- sepolto dallo zucchero.
E poi c’erano dei macchinari arrugginiti e terribilmente brutti, dentro ai quali si doveva andare a pulire dai residui di saldatura, poi c’era “la pancia” o il fondo del silo in cui ci si doveva infilare per fare fluire lo zucchero verso dei nastri trasportatori che portavano la dolce polvere a coloro che riempivano i sacchi, e così via.
Insomma, tornavo a casa sporco, ma così sporco e dolce, che mi dovevo cambiare in garage: luglio, 40 gradi, sudati fradici e zucchero nebulizzato ovunque… come essere glassati, da vivi.
Ecco, tutto questo non c’è più ed io sono stato quello che ha filmato la fine di questo micro mondo, di questa realtà che per anni è stata una solida base economica per tantissimi ferraresi, ed anche molti studenti, che volevano farsi un bel gruzzoletto con la campagna dello zucchero.
Basta, fine della realtà industriale, fine dello zuccherificio SFIR di Ferrara, fine del silo, fine delle ciminiere, fine della campagna delle barbabietole, fine dell’insacco dello zucchero, fine dei nastri trasportatori e fine della Carovana dei Facchini di Ponte.
Tre lamenti della sirena e la gloria industriale di una ricca cittadina della Pianura Padana è diventata archeologia industriale, insieme ai suoi protagonisti.

Rudy Bandiera

Divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding. Per la mia biografia, informazioni e contatti vai... alla pagina contatti ;)

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12 Comments

  1. ARDU
    3 Agosto 2010 at 09:40

    Erano tempi d’oro per Ferrara, bietole e frutteti facevano star bene molti agricoltori, ed operai dell’indotto. Ora le bietole le coltivano in Polonia, e la frutta in trentino. Non è nostalgia del passato, ma kazzo Ferrara è diventata un dormitorio. E cosi’ buoni buoni ti rubano il filmato, brava gente. Ciao belli

  2. Stefano Ferri
    3 Agosto 2010 at 10:31

    E andiamo avanti così… e non ci rendiamo conto che un giorno torneremo indietro… perchè anche i paesi che stiamo sfruttando un giorno costeranno e non converrà più produrre zucchero cinese… e allora sarà un bel problema.

  3. Andrea Giuseppe Capanna
    3 Agosto 2010 at 11:33

    Ma sai che mi sono quasi commosso?

  4. Rudy Bandiera
    3 Agosto 2010 at 11:41

    Andrea Giuseppe Capanna ha scritto:

    Ma sai che mi sono quasi commosso?

    uff, io senza il quasi porca troia.

  5. Farneticone 2.0
    3 Agosto 2010 at 12:10

    Vivremo di commercio e servizi, ma i soldi si fanno costruendo i prodotti non rivendendoli… è un sistema che non reggerà per molti anni…

  6. Andrea Giuseppe Capanna
    3 Agosto 2010 at 12:29

    Quando hanno demolito la falegnameria dove ho fatto l’impiegato, uhm, ammetto di aver molto goduto nel veder crollare quel postaccio. E quando è sorto un ristorante pizzeria al suo posto, ci sono andato un sabato sera, ho assaggiato la pizza, e mi sono preso il lusso di dire che faceva cagare. Il mio rancore verso quel posto è di gran lunga superiore alla mia golosità.

  7. renato
    3 Agosto 2010 at 14:04

    si stava meglio quando si stava peggio? forse penso di si almeno si lavorava

  8. RITA
    3 Agosto 2010 at 14:08

    Tanto più si svenderà, si smonterà, si dismetterà della nostra povera Italia, tanto più poi dovremmo faticare a rifare tutto……………………………
    Quando io avevo 9/10 anni (non dico quanto tempo è passato ma ad occhio e croce quanto ne è passato per chi hà scritto l’articolo) andavo in malga assieme ai miei fratelli e a mio papà, ora la malga è imboschita (la casetta ed il ricovero delle bestie è letteralmente crollato su se stesso senza manutenzione e con il peso della neve), e voi direte e il male dove stà ???? Sta nel fatto che le bestie di mio papà sono state abbattute (costava più mantenerle che la resa e in più c’era il contributo per abbatterle), la mozzarella arriva dall’estero (blu, ma poco importa, costa poco) idem per la ricotta (ma in questo caso rosa) e per il formaggio (fatto con le patate), mentre la montagna senza lo sfalcio naturale che facevano le bestie si sta sfaldando sotto i piedi appena arriva un acquazzone……………………….Ed in più si sono perse tutte le conoscenze che aveva questa gente, in ogni paese c’era qualcuno che sapeva come, quando e in che dosi fare il formaggio e tenere le bestie in regola ora chi lo sa fare ?????? Questo era solo un esempio, ma purtroppo TUTTI i mestieri hanno avuto un impoverimento bestiale, quando vedo i servizi alla TV di qualche fabbrica mi sembrano le mucche in mangiatoia, tutti a mettere una vite, un bulloene o che altro senza sapere veramente niente del prodotto……………..

  9. ARDU
    3 Agosto 2010 at 17:32

    Cara Rita condivido in pieno il tuo discorso, per il bene della nostra terra, bisognerebbe coinvolgere i contadini con incentivi, piuttosto che correre con la protezione civile dopo i disastri e le tragedie. Ciao belli

  10. Cicapui
    4 Agosto 2010 at 08:19

    @ Farneticone 2.0:
    Fino a poco tempo fa in Italia c’erano zone dedicate alla produzione industriale e altre dedicate ai servizi. Adesso, nel villaggio globale, ci sono nazioni in cui si produce e altre in cui si amministra e l’Italia è diventata una nazione in cui si produce sempre meno. In compenso ci si affanna sempre più. Si, credo anch’io che non durerà. Urge trovare un nuovo modello sostenibile, ma pare che nessuno abbia nemmeno una vaga idea di come fare

  11. Stefano Ferri
    4 Agosto 2010 at 08:23

    Io penso semplicemente che si andrà avanti per tornare indietro. Prima o poi una parte industriale ritornerà perchè non si può vivere di soli servizi se poi questi servizi non si ha a chi darli.
    Comunque si possono fare tante supposizioni, ma bisogna davvero vedere come si evolverà il mercato nei prossimi 10 anni.

  12. Alessansro
    26 Ottobre 2010 at 22:35

    Io ci ho lavorato un sacco di volte con una ditta che produceva macchinari e faceva assistenza negli zuccherifici….adesso non c’è più niente..in Italia è finita la produzione dello zucchero e con questa tutto l’indotto che c’era dietro…sono uno di quelli che a vedere il filmato si commuove ancora…

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