Jaron Lanier è noto per aver inventato la locuzione “realtà virtuale”, di cui è peraltro un pioniere, e oggi parla di uno sconcertante futuro senza lavoro per nessuno.
Il Web sta uccidendo la classe media:
“negozi che muoiono asfaltati da Amazon e le sue sorelle. Lavoratori che assistono all’inabissamento dei loro salari, prima parametrati ai cinesi, ora al software (…) non è sostenibile la distruzione della classe media che lavora nei trasporti, nella manifattura, nel settore energetico, nell’educazione e nella sanità, oltre che nel terziario. E una tale distruzione accadrà, a meno che le idee dominanti sull’economia dell’informazione non facciano dei passi avanti”
A questo si aggiunge il genialoide futurologo (vi consiglio di leggerlo) Jeremy Rifkin che dice che per colpa dell’automazione, il prezzo delle merci crollerà sempre di più, e con esse i salari di chi le produce.
Asimov al contrario, ne “Il Sole nudo” e nei suoi libri sui robot, tratteggiava un futuro in cui le macchine avevano sostituito l’uomo in tutto, dall’estrazione di materie prime alla costruzione degli stessi robot, liberando di fatto l’uomo da un doppio eterno giogo, quello del lavoro e quello del danaro.
Dove sta la verità? Difficilissimo predire il futuro. Di certo le cose come sono non funzionano, senza dubbio, ma il pensare che delle macchine producano qualcosa che scende di prezzo non rende pericoloso anche il calo del salario: prendi meno perché le cose costano meno.
Penso che l’uomo sia sempre meno industriale e sempre più predisposto (o che dovrà predisporsi) a fare cose più votate all’unica qualità che lo differenzia dalle macchine, la creatività.
L’uomo in futuro non produrrà cose, oggetti, ma solo idee e principi e condizioni per la realizzazione delle suddette parti creative.
Io ho fiduzia ma perché questo accada serve una variabile stabile: che il mondo, tutto, si muova nella stessa direzione e, circa, alla stessa velocità.
Che ne dite?
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