Le persone si riempiono la bocca parlando di “dobbiamo insegnare ai giovini cosa sia la privacy” quando il problema è che non lo sappiamo nemmeno noi: pensiamo che i social ci spiino, senza pensare che siamo noi a passare a loro tutti i dati.
Lo spionaggio implica una infrazione, una violenza, ma se siamo noi a passare informazioni non è spionaggio e la nostra privacy è al sicuro, o almeno al sicuro nella misura in cui la piattaforma ci permette sicurezza.
Quello che dobbiamo insegnare ai nostri giovini è un nuovo modello di comportamento, non come mantenere una privacy per la quale noi stessi abbiamo un concetto sbagliato et impaurito.
Dobbiamo spiegare loro che alle azioni corrispondono sempre reazioni e che dietro a un monitor possiamo fare male quanto davanti.
Dobbiamo spiegare loro che attaccare qualcuno, litigare, essere aggressivi è MALE e lo è ancora di più da dietro a una tastiera.
Dobbiamo spiegare loro che aprire un canale YouTube per diventare “famosi” va bene, se non diventa l’unico fulcro della vita e se non si svende la suddetta vita per raggiungere un sogno.
Dobbiamo spiegare loro, appunto, che la differenza tra un sogno e una visione è che il sogno scompare appena apri gli occhi e la visione è invece fatta di lavoro, di costanza, di studio, di strategia e di tanta tanto cazzo di fatica.
I giovini non hanno bisogno di privacy più di quanto non abbiano bisogno di vedere dei buon esempi negli adulti.